di Domenico Moro
Nei giorni scorsi, l’Istat ha rilasciato i dati sulle retribuzioni e sulle ore di cassa integrazione nella grande impresa conoltre 500 addetti.Ad ottobre la retribuzione lorda per ora lavorata rispetto a settembre è diminuita del 2,4%, mentre nel periodo tra gennaio ed ottobre 2012 rispetto al 2011 la crescita di salario e costo del lavoro per dipendente è stata dell’ 1,1%, ovvero di 1,9 punti in meno dell’inflazione annua, con una corrispondente perdita di capacità d’acquisto. Il dato è ancora più grave se consideriamo che la grande impresa presenta salari molto superiori alle Pmi, e che, essendo composta da imprese esportatrici, spesso multinazionali, beneficia del forte aumento dell’export.
di Sergio Cesaratto e Armanda Cetrulo
Il 22 e 23 novembre saremo a Madrid per un incontro di studenti ed economisti critici provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, i famosi Pigs. Link e Uds sono le associazioni studentesche italiane presenti. Il meeting (Economy4Youth.org) è organizzato dagli economisti spagnoli di Econonuestra.org. Il loro proposito è di accrescere la consapevolezza pubblica che le scelte economiche sono opzioni politiche, dunque contestabili, e non scelte ineluttabili. Questo è uno snodo politico importante. L'austerità non è una punizione degli dei per redimerci da passati peccati, ma è una scelta che dipende da una diagnosi sbagliata della crisi a cui seguono cure nefaste.
di Marco Berlinguer
Sarebbe bello se il dibattito delle primarie del centrosinistra, ora, si spostasse dai caimani alle Cayman. E dopo effervescenti polemiche sul rinnovamento della classe politica, cominciasse a spostarsi su altri contenuti. Soprattutto, se ciò significasse occuparsi finalmente del micidiale convitato di pietra del dibattito politico: la finanza privata. Diamo solo due dati per capire di cosa stiamo parlando. Secondo un recente studio pubblicato da Tax Justice Network, i super-ricchi dell'economia mondiale hanno ammassato nei paradisi fiscali una cifra che oscilla tra i 21 mila e 32 mila miliardi di dollari.
di red.
Le imprese in Italia sono sempre più in affanno. Hanno troppi debiti con le banche, non riescono a restituire i soldi. L’allarme arriva dalla Cgia di Mestre, che spiega: «Non riescono a restituire i prestiti ricevuti dalle banche. Le sofferenze sfiorano ormai gli 88 mld di euro: un record mai raggiunto dopo l’avvento dell’euro».
Per Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, «ricevono sempre meno prestiti e nel contempo fanno sempre piu’ fatica a restituire quelli ricevuti.
di Vladimiro Giacchè
Qualche giornale italiano ieri ha festeggiato la discesa dei rendimenti sui titoli di Stato a 10 anni sotto la soglia del 5% (4,97%, per la precisione). È un entusiasmo che rischia di essere prematuro. Infatti lo spread tra i rendimenti dei Btp e quelli dei Bund tedeschi resta molto elevato (3,53%). Ma desta preoccupazione soprattutto un altro indicatore: i credit default swaps (CDS) sull’Italia. Dei CDS si è fatto un gran parlare soprattutto a fine 2011, poi sono passati un po’ in secondo piano. E invece è bene tenerli presente.