di Marco Berlinguer

Sarebbe bello se il dibattito delle primarie del centrosinistra, ora, si spostasse dai caimani alle Cayman. E dopo effervescenti polemiche sul rinnovamento della classe politica, cominciasse a spostarsi su altri contenuti. Soprattutto, se ciò significasse occuparsi finalmente del micidiale convitato di pietra del dibattito politico: la finanza privata. Diamo solo due dati per capire di cosa stiamo parlando. Secondo un recente studio pubblicato da Tax Justice Network, i super-ricchi dell'economia mondiale hanno ammassato nei paradisi fiscali una cifra che oscilla tra i 21 mila e 32 mila miliardi di dollari.

Più o meno l'equivalente della somma del Pil di Usa, Cina, Giappone e Germania. Questo ammasso di ricchezze è estremamente concentrato: addirittura tra un terzo e la metà sarebbe nelle mani di soltanto 90 mila persone. Sui paradisi fiscali abbiamo sentito molti proclami da parte del G20 all'indomani della crisi. Il governo Monti ci dice addirittura di aver dichiarato guerra all'evasione fiscale. Eppure ad oggi nulla o quasi è stato fatto per reprimere questo vergognoso regime di privilegio fiscale dell'aristocrazia finanziaria. Tant'è che il mondo della ricchezza off shore continua a crescere a un tasso del 15% l'anno.
Secondo dato. Secondo una stima dell'economista Michel Hudson, il salvataggio del sistema finanziario privato, ha comportato dal 2008 ad oggi, tra interventi diretti e indiretti, lo spostamento di qualcosa come 13 mila miliardi di dollari di obbligazioni dai bilanci dell'alta finanza privata a quella del governo degli Usa o della Federal reserve. Sono stime che si riferiscono ai soli Stati Uniti.
Ma operazioni analoghe sono avvenute e (avvengono) anche in Europa, attraverso bilanci pubblici nazionali e interventi della Bce. Così, mentre si negano e tagliano risorse a tutti, indiscriminatamente, e si ammannisce una ricetta di austerità feroce urbi et orbi, si sono parallelamente creati giganteschi nuovi canali di rifinanziamento, liquidità, e nuovi crediti a tassi negativi per permettere a banche e istituzioni finanziarie private di ripulire i loro bilanci della montagna di finanza tossica che esse stesse hanno creato.

 

da Pubblico

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