di red.

Le imprese in Italia sono sempre più in affanno. Hanno troppi debiti con le banche, non riescono a restituire i soldi. L’allarme arriva dalla Cgia di Mestre, che spiega: «Non riescono a restituire i prestiti ricevuti dalle banche. Le sofferenze sfiorano ormai gli 88 mld di euro: un record mai raggiunto dopo l’avvento dell’euro».

Per Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, «ricevono sempre meno prestiti e nel contempo fanno sempre piu’ fatica a restituire quelli ricevuti.

Tra l’agosto del 2011 e lo stesso mese di quest’anno, – rileva – la contrazione degli impieghi erogati dalle banche alle imprese italiane è stata di circa 27 miliardi di euro, mentre le sofferenze in capo al sistema imprenditoriale sono aumentate di 12,3 miliardi di euro. Ormai l’ammontare complessivo delle insolvenze sfiora gli 88 miliardi di euro: un vero e proprio record mai raggiunto dopo l’avvento dell’euro».

I numeri diffusi dalla Cgia raccontano che a soffrire di più sono gli imprenditori del Centro: tra il luglio 2011 e luglio 2012 (ultimo dato disponibile) la crescita è stata dell’17,3%, contro il +16,9% registrato nel Nord Est, il +15,1% fatto segnare dal Nord Ovest ed il +14,6% nel Sud.

In tema di prestiti il Nord Ovest è più in crisi: tra luglio 2011 e il luglio 2012, la contrazione è stata del -2,67%, rispetto al -1,67% fatto segnare dal Nord Est, al -1,58% registrato nel Sud e al -1,50% maturato nel Centro.

Da novembre del 2011, mese in cui lo spread italiano ha raggiunto il livello record di 558 punti base, i prestiti hanno subito un forte rallentamento. «Dopo quattro anni di crisi – prosegue Bortolussi - soprattutto le piccole imprese stanno soffrendo per la mancanza di liquidità. Per soddisfare gli ordini e la domanda, le piccole imprese devono pagare le forniture, acquistare le materie prime e i servizi, pagare le utenze, onorare gli impegni economici assunti con i propri dipendenti, versare le tasse e i contributi ed è chiaro che senza liquidita’ molte esperienze imprenditoriali rischiano di cessare l’attività. Ricordo che dall’inizio della crisi ad oggi – rileva – sono quasi 50.000 le imprese italiane che hanno fallito e circa un terzo di queste hanno chiuso i battenti per mancati pagamenti».

E ancora: «Con le due operazioni effettuate dalla Bce nel dicembre 2011 e nel febbraio di quest’anno – conclude Bortolussi – gli istituti di credito italiani hanno ricevuto 132 miliardi di liquidità netta, ad un tasso d’interesse dell’1%. E’ vero che gran parte di questi soldi sono stati impiegati per l’acquisto di titoli di Stato al fine di evitare il crac finanziario del nostro Paese, ma adesso bisogna evitare che a collassare sia l’economia reale, ovvero le imprese e i propri dipendenti. Per questo è auspicabile che le banche ritornino a fare il loro mestiere, vale a dire rischiare assieme alle imprese».

 

da Pubblico.it

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