di Gelsomino Del Guercio
Nel calderone della Difesa, i tagli annunciati dal ministro Giampaolo Di Paola (spesa ridotta di 1,1 miliardi di euro in tre anni: 100 milioni nel 2012, 700 nel 2013 e di 500 nel 2014) scalfiscono appena un pozzo senza fondo dove si sarebbe potuto attingere per evitare che sanità, giustizia, ricerca e pubblica amministrazione diventassero le vittime sacrificali della spending review.
I numeri delle spese relative agli armamenti farebbero pensare a uno Stato pronto ad affrontare una guerra di dimensioni globali. Nel 2011, la spesa bellica ha raggiunto la cifra di 20 miliardi di euro circa (secondo lo studio dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo).
di Rodolfo Ricci
Nel più ampio silenzio mediatico che si sia mai registrato (assenza di servizi radiotelevisivi pressoché totale, autocensura della quasi totalità dei giornali), la Camera dei Deputati ha ratificato oggi, con grande zelo e senza alcun dibattito significativo, con l’opposizione di 65 parlamentari di Italia dei Valori e Lega e con l’astensione di altri 65 parlamentari, il cosiddetto “Fiscal Compact”, che entrerà in vigore il prossimo gennaio a condizione che almeno 12 paesi lo abbiano ratificato (al momento erano solo 9, Cipro, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Portogallo, Romania e Slovenia).
di Matteo Bartocci
«Siamo davanti a un importantissimo passaggio nel percorso di costruzione europea, con nuove e sostanziali cessioni di sovranità, è un momento storico e insieme possiamo farcela», afferma il ministro per gli affari europei Enzo Moavero di fronte a un'aula della camera mezza vuota e soprattutto terrorizzata dal «generale agosto» e dalle voci di una nuova manovra del governo.
Montecitorio ha approvato definitivamente in un paio di giorni di non-dibattito i trattati di ratifica del «fiscal compact» e del «Mes», il fondo salva-stati (o salva-banche) dell'eurozona.
di Enrico Galatini
Spending review è un termine che nei fatti non vuol dire nulla, che viene utilizzato per coprire operazioni di altra natura, in questo caso di semplice taglio, perché quello che è importante per l’Europa sono i saldi. La vera operazione sarebbe stata, se dobbiamo usare sempre l’inglese, uno “zero base budget”, un bilancio a base zero, dove ogni voce di bilancio delle diverse categorie di enti, dallo Stato agli enti locali, viene riesaminata per valutarne l’utilità ai fini della collettività. Questo esercizio, che qualche paese ha fatto e fa, sia pure una volta ogni cinque-dieci anni, da noi non è mai stato fatto. E così ci trasciniamo una struttura di bilancio che è stata rivista – credo – solo una volta in più di cento anni e dove i cambiamenti, che ci sono stati, sono stati quasi tutti aggiuntivi.
di Antonio Sciotto
Un quadro disastrato, e in nettissimo peggioramento, quello tracciato dall'Istat nel suo Rapporto sulla povertà in Italia, relativo al 2011. Stanno male soprattutto gli operai, gli anziani, le coppie con figli, e pesa sempre di più il fenomeno dei giovani che non riescono a trovare occupazione, rimanendo a carico di redditi (da lavoro o da pensione) già spesso debolissimi.
Le famiglie «relativamente povere» (reddito inferiore a quello «soglia», pari a 1.011,03 euro) sono l'11,1%, in tutto 8,173 milioni di persone; all'interno di queste, ci sono i nuclei «assolutamente poveri» (quelli che non riescono a comprare beni necessari), pari al 5,2% (e a 3,415 milioni di persone).