Paolo Ferrero ( segretario del Partito della Rifondazione Comunista ) ha dichiarato:

La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ha ragione  quando afferma che bisogna agire subito contro la crisi.  L'unico problema è che le ricette che propone per la risoluzione della crisi sono invece destinate ad accentuarla. Quello che va fatto immediatamente è redistribuire la ricchezza tassando i grandi patrimoni, fermare le delocalizzazioni obbligando  le aziende che vanno via dal paese alla restituzione dei soldi pubblici, bloccare la vendita  allo scoperto  di tutti i titoli e dei btp in borsa, rivoltare di sana pianta le politiche della BCE e dell'Europa che alimentano la crisi anzichè risolverla.

-- Ufficio stampa Prc-SE

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“Oggi Frattini ci ha spiegato che i soldi spesi per le bombe per bombardare la Libia sono stati soldi ben spesi. Frattini infatti ci rassicura che l’Italia manterrà il primo posto nelle forniture di petrolio. Non posso che apprezzare la franchezza di un Ministro che non si nasconde dietro un dito: hanno fatto la guerra per il petrolio e l’hanno vinta! Risulta così chiaro che le ragioni umanitarie addotte per bombardare la Libia erano solo delle menzogne addotte da sepolcri imbiancati che non hanno il coraggio delle loro azioni. Comlimenti!”

-- Ufficio stampa Prc-SE

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“Non condivido per nulla l’invito del Presidente Napolitano alla rapida approvazione della manovra proposta dal governo. Questa manovra non solo è iniqua socialmente, non solo è recessiva ma soprattutto non serve a nulla per combattere la speculazione finanziaria. Questo per la semplice ragione che gli interessi forti della speculazione non vengono toccati in nessun modo.  Il problema non è l’approvazione rapida di una manovra, inutile e dannosa, ma la messa in discussione delle politiche neoliberiste con cui le classi dirigenti europee stanno portando al disastro il nostro continente. Senza questa messa in discussione ogni manovra non farà altro che avvicinare l’Italia al disastro a cui l’Europa ha portato la Grecia”.

-- Ufficio stampa Prc-SE

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“La posizione del governo e del Ministro Romani sulla vicenda Irisbus è semplicemente vergognosa: non solo la FIAT dopo aver preso valanghe di soldi pubblici se ne vuole andare a produrre da un’altra parte scaricando i lavoratori, ma addirittura il Ministro Romano non cerca una mediazione ma si schiera direttamente con la FIAT. Per questo noi siamo impegnati a sostenere la lotta dei lavoratori Irisbus della Valle Ufita e riteniamo sarebbe opportuno arrivare all’occupazione dello stabilimento. Non è più accettabile la continua distruzione di posti di lavoro da parte di imprese che pensano solo ai loro profitti immediati”.

-- Ufficio Stampa Prc-Se

Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista ha scritto in un editoriale uscito oggi su liberazione:

L’azione del Cnt in Libia rischia di produrre un massacro di dimensioni ben maggiori di quello che ha originato il conflitto. Nessuno potrà dire che non sapeva. Né l’Onu, né il governo, né il Presidente della Repubblica, né il Pd. Siamo ancora in tempo a fermare questo massacro, dato che l'ultimatum contro la città di Misurata è stato prolungato di una settimana, ma per questo servono gesti chiari e decisi. Non solo delle forse politiche ma dell'intera società civile italiane e del mondo pacifista.  Noi eravamo per la trattativa prima della guerra, siamo per la trattativa oggi. Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica - senza il dittatore Gheddafi e le sue camarille e senza diventare un protettorato dei bombardatori - sia l’unico obiettivo legittimo. Per questo chiediamo una cosa sola: la cessazione immediata dei bombardamenti e l’apertura di una trattativa per porre immediatamente fine al conflitto. E chiediamo al governo italiano e al Presidente della Repubblica di porre fine unilateralmente alle azioni militari e di imporre una trattativa.

Di seguito l'editoriale uscito oggi su Liberazione;

Libia, sui massacri silenzio bipartisan

La Libia è lo specchio del degrado delle classi dirigenti a livello mondiale. L’Onu qualche mese fa ha benedetto la guerra dando il via libera ai bombardamenti contro Gheddafi. Lo ha fatto violando la sua carta costitutiva, che la obbligava ad aprire una trattativa tra le parti. Contravvenendo ai suoi scopi e ai suoi principi l’Onu ha accettato il fatto compiuto della guerra ovviamente in nome di scopi umanitari: fermare i massacri. Adesso che la guerra è stata vinta dalla parte appoggiata dai bombardieri, cosa fa l’Onu? Nulla. In Libia sono in corso vendette e man mano che il conflitto procede cambia il suo scopo. Adesso veniamo a sapere che il problema è uccidere Gheddafi e che per ottenere questo obiettivo il conflitto può proseguire e con esso la distruzione e gli ammazzamenti. Cosa ha da dire su questo l’Onu? Nulla. E le nazioni occidentali che hanno bombardato, cosa fanno? I più furbi e scaltri, come la Francia, hanno organizzato una Conferenza che dietro le belle dichiarazioni di principio è finalizzata unicamente alla spartizione del bottino di guerra. Al padrone di casa andrà la fetta più grande delle forniture petrolifere: gli altri sono in fila per prendere o difendere. E’ il caso del governo italiano che, confermando il detto “Francia o Spagna purché se magna”, dopo l’ennesima giravolta sta cercando di mantenere con i nuovi padroni i contratti che aveva con i vecchi. Ovviamente chi è interessato a fare buoni accordi per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi o di gas naturali non può certo mettersi a fare le pulci se viene compiuta qualche strage di troppo o se la guerra assume un profilo diverso da quella con cui era cominciata.
C’è un che di disgustoso in questa distanza tra le roboanti dichiarazioni umanitarie che hanno giustificato l’intervento militare e il totale disinteresse concreto per la vita delle persone che viene dimostrato oggi. Vite umane in cambio di petrolio, questo è il mercanteggiamento in corso oggi a Parigi.
Per quanto riguarda l’Italia le responsabilità di questa situazione non riguardano solo il governo. Coinvolgono l’opposizione parlamentare – Pd in primis - e coinvolgono il Presidente della Repubblica. Che cosa ha da dire oggi Giorgio Napolitano di fronte ai massacri in corso in Libia e alla palese assenza di una soluzione politica che la nostra carta Costituzionale fissa come il punto fondante dei rapporti internazionali? Nulla.
Il silenzio bipartisan sulla questione umanitaria si sostanzia della condiscendenza bipartisan dei mass media: i morti non fanno più scandalo, non fanno più inorridire il civilissimo occidente, sono derubricati a dato sociologico, insito nella fisiologia del conflitto. Come il neoliberismo anche i morti diventano un fenomeno naturale, che “non merita due parole su un giornale”.
Questa situazione è destinata ad aggravarsi decisamente: il Cnt ha fatto un ultimatum e tra una settimana comincerà a bombardare la città di Sirte. La città è piena di civili e questo vuol dire che ci sarà un altro massacro. Il Cnt inoltre ha affermato che non vuole osservatori internazionali nemmeno disarmati perché in Libia non sarebbe in corso una guerra civile ma semplicemente un processo di liberazione dal tiranno.
L’azione del Cnt in Libia è destinata quindi a produrre un massacro di dimensioni ben maggiori di quello che ha originato il conflitto. Nessuno potrà dire che non sapeva. Né l’Onu, né il governo, né il Presidente della Repubblica, né il Pd. Siamo ancora in tempo a fermare questo massacro ma per questo servono gesti chiari e decisi.
Noi eravamo per la trattativa prima della guerra, siamo per la trattativa oggi. Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica - senza il dittatore Gheddafi e le sue camarille e senza diventare un protettorato dei bombardatori - sia l’unico obiettivo legittimo. Per questo chiediamo una cosa sola: la cessazione immediata dei bombardamenti e l’apertura di una trattativa per porre immediatamente fine al conflitto. E chiediamo al governo italiano e al Presidente della Repubblica di porre fine unilateralmente alle azioni militari e di imporre una trattativa.

-- Ufficio stampa Prc-SE

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