Noi, partecipanti a Firenze 10-10, riuniti nell'incontro per promuovere la costruzione del network antinucleare europeo

Esprimiamo la nostra convinzione che l'Europa dei cittadini necessita della "battaglia" antinucleare, per un modello energetico "giusto", cioè gestito come un bene comune e pubblico nelle sue infrastrutture fondamentali, decentrato e rinnovabile, decarbonizzato, efficiente e dedito al risparmio e quindi fondamentale nel contrasto al cambiamento climatico, non predatorio rispetto alle risorse del Sud del mondo e quindi efficace nel combattere la povertà e nel prevenire i conflitti, rispettoso, alla fin fine, della salute dei cittadini e del territorio.

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Di seguito le note elaborate dal compagno Gaetano Alibrandi sulla cosiddetta “Nuova Strategia Energetica Nazionale” (SEN), documento recentemente reso pubblico dal Ministero dello Sviluppo economico per la consultazione pubblica.

Note sulla strategia energetica nazionale
Documento per consultazione pubblica
Settembre 2012


Queste brevi note sul documento elaborato dal Ministero all’Ambiente, dopo una prima superficiale lettura, non pretendono di essere esaustive nell’analisi dello stesso, di per sé ancora incompleto.
Ritengo, comunque, che, nonostante l’impegno più volte ribadito del rispetto degli obiettivi europei per il 2020 e la definizione di un percorso di de carbonizzazione per il 2050, il documento mantenga ancora una concezione “industriale” della produzione di energia. Noi riteniamo, invece, che anche l’energia rientri tra i beni comuni – basta pensare all’irraggiamento solare – e la sua produzione, distribuzione e consumo si debba orientare verso la filiera corta, con reti a maglie, unica garanzia di partecipazione e controllo democratico, contrapposto al profitto, della produzione energetica. Inoltre trovo il documento troppo improntato al concetto di crescita con dimensioni impiantistiche eccessivamente grandi, con i susseguenti problemi alla rete distributiva.

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SU ENEL ENTUSIASMO FUORI LUOGO, BRUTTA PAGINA PER ISTITUZIONI E LAVORATORI
Il progetto rimane dannoso, antieconomico e non conveniente per l'occupazione

Con la sentenza di oggi il Consiglio di Stato non ha potuto che prendere atto di un fatto molto grave e inquietante: il Parlamento e la Regione Veneto hanno cambiato le leggi a tutela dell'ambiente e della salute per permettere l'insediamento di un impianto che altrimenti non sarebbe mai stato possibile (e probabilmente non lo sarà comunque). Peraltro tutto ci per rispondere ai ricatti, di una SpA che gi stata condannata dalla giustizia penale per l'inquinamento provocato nel nostro territorio! Hanno poco da esultare quindi le istituzioni come il presidente Zaia e il Sindaco di Porto Tolle Finotti: questa è una brutta pagina per la democrazia, ai cittadini normali le leggi si impongono, mentre per i potenti si cambiano.
Ma è una brutta pagina anche per il mondo del lavoro, per cui è del tutto fuori luogo anche l'esultanza di certi sindacalisti. La conversione a carbone della centrale di Porto Tolle non conveniente neppure da un punto di vista occupazionale: se Enel spendesse i 2,5 miliardi di euro previsti per il progetto in impianti alimentati con fonti rinnovabili o in efficienza energetica, creerebbe stabilmente da 10 a 17 volte l'occupazione prevista col carbone.
Ma, soprattutto, abbiamo ancora l'impressione che tanto impegno e tante pressioni in realtà si riveleranno colossali buchi nell'acqua. Con la diminuzione della richiesta di energia elettrica, l'esplosione delle rinnovabili, l'aumento dei prezzi delle materie prime, come si fa a pensare che davvero ENEL possa investire in 2000 MW a carbone? D'altronde lo ha detto lo stesso Conti pochi mesi fa: "In Italia non c' bisogno di energia". Con la sentenza di oggi ENEL, sempre pi attenta alle speculazioni finanziarie che agli investimenti reali, ha aumentato il valore delle proprie azioni del 1,91%, guadagnando miliardi. Ad ENEL le autorizzazioni servono solo per aumentare il proprio valore sui mercati.
Insomma, tra dieci anni saremmo ancora con un Delta senza centrale, senza occupazione, senza Parco, ma con un enorme scheletro inquinante da smaltire e bonificare... A carico della collettività ovviamente, perché nessuno dei nostri solerti politici o sindacalisti ha mai pensato di inserire in uno dei tanti inutili protocolli con ENEL almeno l'impegno a bonificare l'area. Cosa ci sia da festeggiare proprio non si capisce.
Da parte sua la Federazione della Sinistra continuerà a fare la propria parte contro questo inutile progetto e, soprattutto, perché nel Delta si investa finalmente nel Parco, nell'ambiente, nella pesca, nell'agricoltura e nell'energia del futuro, non in quella del passato.

Lorenzo Feltrin - portavoce provinciale Federazione della Sinistra
Rosa Rinaldi - responsabile nazionale ambiente e beni comuni Rifondazione Comunista - FdS


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Una centrale a carbone in pieno centro abitato e nel cuore di una zona stupenda  dal punto di vista ambientale, come quella di Vado Ligure, è già uno schiaffo in pieno volto al territorio e a chi vi risiede.  Un altro mega gruppo a carbone inserito in questo contesto – come previsto da una recente autorizzazione del ministero dello Sviluppo economico - è uno scempio a cui opporsi con tutte le forze e gli strumenti legittimi di lotta (compreso il ricorso al Tar). Proprio per questi motivi ribadiamo il nostro sostegno all’appello promosso dal Comitato contro l'ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure. Il carbone è una fonte di energia vecchia e inquinante. Invece di continuare a sprecare denaro in impianti inquinanti, converrebbe puntare con decisione sulle energie alternative, riconvertendo gli impianti esistenti, salvaguardando i livelli occupazionali, producendo energia pulita. Ma per fare questo serve una seria pianificazione.
Rosa Rinaldi,
Segreteria nazionale Rifondazione comunista
Resp. Ambiente, territorio e beni comuni


Appello alle associazioni nazionali ad aderire al ricorso al TAR del LAZIO contro l’ampliamento della Centrale a Carbone di Vado Ligure‐Savona

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Gli aderenti alla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, insieme alla European Coal Finance Campaign, hanno lanciato un appello contro gli investimenti nel carbone di Unicredit.
Lo trovate su www.dilloaunicredit.org.

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