di Francesco Piccioni
Ci cominciamo a togliere il pane di bocca. Quando le voci da tagliare arrivano al cibo significa che lo spazio per arretrare, nelle condizioni di vita, si sta facendo minimo. E puntualmente l'Istat registra l'andamento della spesa degli italiani. Tutti i numeri sono preceduti dal segno meno, senza alcuna eccezione. A luglio la diminuzione «congiunturale» (sul mese precedente) sembra minima: -0,2%. Ma la media del trimestre maggio-luglio è già più evidente: -1.
Fin qui si potrebbe pensare che gli accorti consumatori stiano solo razionalizzando meglio i loro acquisti, limando l'inessenziale. Non è così. Se si confronta infatti il livello del luglio di quest'anno con quello del 2011 si vede una «buco» del 3.2%, che racchiude il -3,8% dei prodotti non alimentari e il -2 del «cibo». Si stringe davvero la cinghia, insomma.