di Moni Ovadia
Moltissimi italiani hanno visto indiretta o in differita il provocatorio gesto autolesionista di un minatore della CarboSulcis asserragliato con i suoi compagni nella miniera imbottita di esplosivo. Quel minatore ha mostrato a tutti noi il colore del suo sangue proprio lì nel cuore del terminale della virtualità mediatica, lo schermo del televisore e, di colpo ha riportato al centro del nostro sguardo la realtà prima e ultima: «L’essere umano è fatto di carne e sangue, di affetti e di sentimenti, di dignità, di pensiero, ma anche di budella. Prima di infliggersi la ferita al braccio quel minatore ha detto che non si sarebbe fatto togliere la vita da chi detiene il potere su quella miniera che è fonte del suo lavoro e quindi della sua vita e di quella dei suoi cari.