di red.
Se è vero che non è più il tempo delle crescite miracolose, come sottolineava Dani Rodrik qualche giorno fa, sarà bene allora concentrarsi sulla precaria situazione dell’Europa e, in particolare, sulle prospettive di crescita della Germania, fino ad oggi considerata il “paese forte” dell’Unione, quello capace di esercitare il ruolo di “locomotiva”, giustificando in tal senso anche la propria autorità nel dettare l’agenda politica di tutta l’area.
Il campanello d’allarme è suonato il 14 agosto, quando sono stati resi noti dall’Ufficio statistico federale tedesco i dati macroeconomici che mostrano per la Germania una crescita nel secondo trimestre dell’anno (rispetto a quello dell’anno precedente) pari allo 0,3%.