di Giuliana Sgrena
In politica non è ammessa l'ingenuità. L'ho capito troppo tardi, quando mi sono accorta di essere caduta in una «trappola», vittima delle mie stesse convinzioni. Questa è la peggiore sensazione vissuta negli ultimi giorni. Non ho mai pensato che le primarie per le candidature fossero un esercizio di democrazia, non almeno quando a votare sono principalmente i militanti di un partito, tanto più se piccolo. Se poi, oltre all'organizzazione, manca anche il tempo e la preparazione cade tra Natale e Capodanno, è facile immaginare che la scelta è ancor più ristretta. Eppure, pensavo che nonostante i 23 candidati garantiti dal listino - una scelta discutibile non tanto per gli esterni