di Flavio Liotti
Cari amici, da molti anni andiamo dicendo che non c'è e non ci sarà pace senza una politica di pace. Abbiamo sempre cercato di essere positivi e propositivi, aperti al confronto con tutti, anche con quelli che avevano le idee e i comportamenti opposti. Ma, tranne preziose eccezioni, abbiamo trovato scarsa considerazione e scarso ascolto. Col passare degli anni, insieme all'indifferenza è invece cresciuta una manifesta ostilità e si sono moltiplicati i tentativi di chiudere le organizzazioni, le istituzioni e le esperienze del pacifismo politico considerate troppo autonome e fastidiose.
Cosa dobbiamo fare? Continuare come abbiamo sempre fatto o tentare un metodo nuovo?