di Matteo Pucciarelli
Antonio Ingroia si candida e nel farlo deve chiedere pure scusa. Ovvio: dopo che per decenni abbiamo avuto come leader politici puttanieri, banchieri, ladri conclamati, gente in odore di mafia e burocrati che a 8 anni facevano i discorsi con presente Palmiro Togliatti, appena ti arriva una persona per bene – sulla cui onestà neanche il peggior nemico ha mai osato proferire parola – gli si domanda: «Oh ma sei diventato scemo?».
E allora Ingroia è lì, in balia di conduttori televisivi e commentatori diventati improvvisamente rigorosissimi, a doversi giustificare. Nel Paese delle controriforme, degli assassini che tornano a casa omaggiati dal Capo dello Stato