di Emiliano Liuzzi
Chi vive di passato si scordi la bomba proletaria. Francesco Guccini, 72 anni, oggi è un signore di montagna. E la rivoluzione gliel’hanno più appiccicata addosso gli altri, ma non ci ha mai creduto. Di sinistra, certo. Quello lo è sempre stato. Ma in un senso molto ampio del termine: la sinistra sono i bagni di ragazzino nel Limentra, il fiume sull’Appennino che attraversa Pavana e Sambuca, gli stenti di una guerra che era ancora dietro l’angolo, le visioni da Modena a Bologna, la città che negli anni Settanta, quando arrivò, era tutta un’altra cosa rispetto a quella di oggi. La sinistra di Guccini è l’amicizia, le osterie. Sono le gare in ottava rima, poesie a braccio, contro Umberto Eco e Roberto Benigni: “Eco era imbattibile, ovviamente. Ma io me la cavicchiavo, lo mettevo in difficoltà.