di Gianni Rossi
Professor Rodotà, non le sembra una ricerca di vendetta del mondo politico contro i giornalisti?
Prima ancora di parlare di vendetta, devo confessare che sono estremamente sconcertato e scandalizzato per il modo in cui si è discusso al Senato tutta la vicenda della legge sulla diffamazione. A parte la trasparente volontà di utilizzare come occasione o pretesto il salvataggio di Sallusti, per operare una stretta sulla libertà di informazione, sono sconcertato dalla pochezza tecnica e dalla inconsapevolezza delle conseguenze di una serie di norme.
Purtroppo è fatale che quando si scrivono leggi “ad personam” si legifera male: questa è la conferma che questo rischio si forma sempre.