di Simone Subrero, Filippo Orlando e Giampiero Dorato
Sono trascorsi ormai più di 70 giorni dal momento in cui i braccianti schiavi, trentanove lavoratori marocchini, occupati presso l’ azienda agricola Lazzaro situata nel comune di Castelnuovo Scrivia,
hanno deciso di dire basta alla loro condizione di sfruttamento e alla mancanza dei minimi requisiti di trattamento lavorativo dignitoso e umano, proclamando uno sciopero con effetto immediato e l’ istituzione di un presidio permanente di fronte alla azienda stessa, ai bordi della statale Tortona- Castelnuovo Scrivia. Ricordando brevemente nel concreto le ragioni di tale protesta dei lavoratori, spiccano la costrizione alle 13-14 ore di lavoro giornaliere con retribuzioni di poco superiori ad un euro all’ ora, mancanza di un minimo di umanità, la costrizione degli stessi a bere l’ acqua con cui si irrigano i campi, i continui dileggi con soprannomi tendenti a sminuire la dignità dei lavoratori ecc. ecc.;
il tutto non ricevendo questi retribuzione da oltre due anni fatto salvo piccoli acconti concessi dal Lazzaro.
Da quel momento in poi molte iniziative di lotta dei lavoratori hanno visto il sostegno e il protagonismo degli attori istituzionali delegati al confronto con la controparte aziendale, ( sindacato di categoria della CGIL), e anche il nostro partito, Rifondazione Comunista, e molti cittadini singoli e associazioni , nel duplice compito di portare solidarietà e di essere osservatori impegnati operativamente nel presidio e attività di lotta.
La vicenda ha assunto un giusto rilievo nazionale sugli organi di informazione, ( TG3, radio locali e testate giornalistiche nazionali e locali), anche in considerazione del fatto che tale livello brutale di sfruttamento non lo si è raggiunto nel profondo sud, ma nel laborioso e ‘civilissimo’ nord, a dimostrazione che al peggio non c’è mai fine al di là dei confini geografici.
Vale la pena rammentare che la procura di Torino, con una inchiesta aperta dal sostituto procuratore Raffaele Guariniello, sta indagando i Lazzaro per ipotesi di reato di messa in schiavitù.
Diciamo questo perché vogliamo ribadire con forza che nel sostegno alla lotta di questi lavoratori è per noi basilare la condizione del rispetto della volontà dei lavoratori medesimi, ( quella veramente espressa e non quella desiderata o suggerita da alcuno.), e la realizzazione di una soluzione che dia il massimo delle garanzie a tutti i braccianti coinvolti.
Noi, come PRC provinciale, intendiamo rispettare i ruoli che ognuno svolge nel corso di questa difficile trattativa con l’ azienda Lazzaro, ( come partito non sediamo ai tavoli istituzionali dove si svolge la trattativa e non ci dimentichiamo il fatto che i lavoratori coinvolti nella vertenza sono debolissimi e con pochi diritti riconosciuti per legge), quindi, riteniamo non utile per nessuno che si creino strane condizioni di divisione, in primis tra gli stessi lavoratori, considerando che le prossime settimane saranno importantissime al fine di realizzare gli impegni assunti tra le parti; come ad esempio il confronto di merito sulle somme da recuperare per i mancati pagamenti, gli acconti che restano ancora da erogare, la verifica della situazione dei lavoratori irregolari, le buste paga arretrate non ancora consegnate, ed infine, il ricollocamento dei 14 lavoratori licenziati il 31-07, e successivamente di tutti gli altri lavoratori, continuando su questo a sollecitare Provincia e Prefettura a dare a tale problematica la giusta e soddisfacente risposta.
Certi che tutte le persone che si sono impegnate a fianco dei lavoratori desiderano per loro la soluzione migliore dell’ intera vertenza, con la precisazione che se da un lato continueremo a vigilare che eventuali accordi non si attuino al ribasso, o non vengano rispettati da una delle parti contraenti, per altri sarebbe meglio evitare atteggiamenti che alla fine potrebbero portare a risultati negativi per i lavoratori.
Non vogliamo, come PRC, accettare nessuna forma di ricatto o pressione sull’ operare nostro in tale vertenza, e neanche soddisfare aspirazioni di visibilità o di angosce rivoluzionarie utilizzando la lotta di questi lavoratori, che nel loro agire ci hanno insegnato in questi mesi che cosa è il valore dell’ unità, della solidarietà e della dignità.
Abbiamo appreso da essi molto in questi giorni in termini di arricchimento umano, ed essi non meritano perciò, di essere strumentalizzati, per mere beghe di cortile, in alcun modo.