Stanno ormai per scadere i fatidici primi 100 giorni di vita della giunta Rossa, sostenuta da una coalizione di centrosinistra che ha raccolto la speranza di migliaia di cittadini alessandrini, di poter uscire dal guado del disastro economico, morale e sociale dentro cui il sindaco Fabbio e il centrodestra avevano cacciato questa città.
E’ tempo quindi di trarre un primo bilancio: di fronte al dissesto finanziario proclamato dalla Corte dei Conti (decisione che impone uno “strangolamento” dei conti pubblici e delle finanze di cui ha totale responsabilità la destra che ha governato) questa Giunta ha mosso i primi passi su un terreno minato, ma cercando di mantenere fermi i propri orientamenti politici e ideali.
Così si spiega la giusta decisione di costituire l’Azienda Speciale, che si occuperà dei servizi educativi. L’idea stessa di costruire il futuro di quei bambini che domani saranno le generazioni del futuro, attraverso un percorso educativo e formativo che passa nelle mani della gestione pubblica, rifiutando così la vulgata tanto in voga del “il privato è sempre meglio”, è un punto di forza, una linea giuda che segna il livello di democrazia e l’idea di società che si vuole costruire. Bene quindi, così come bene si è fatto a cominciare a scardinare alcuni centri di potere in questa città, anche se non possiamo nasconderci il rischio, che quotidiani interventi di “emergenza“ logorino la prospettiva su cui lavorare.
E’ arrivato, a nostro parere, il tempo della costruzione di un progetto che esca dall’emergenza..
Proviamo a costruire il futuro, anche se sappiamo che è difficile, ma è questo il mandato che, con così tanta fiducia, gli Alessandrini hanno dato a Rita Rossa e alla sua maggioranza.
Se non sarà così, Alessandria rischia la morte lenta per strangolamento contabile.
Questa crisi ha colpito il lavoro privato in maniera pesantissima in tutte le sue forme e ora tocca anche la forza lavoro pubblica.
I lavoratori delle aziende partecipate, che proprio in queste giorni hanno lottato con forza e dignità per il proprio salario, hanno ottenuto una prima, importante vittoria. Ma quanto si potrà andare avanti così, senza che il governo nazionale (che pure in provincia ha un proprio Ministro) mostri di voler accelerare scelte e procedure per sbloccare i fondi necessari?
La crisi ha fatto sì che centinaia di altre persone abbiano già perso il lavoro in questi mesi. Sono dipendenti di cooperative, di fabbriche che chiudono, d’imprese che non hanno più lavoro. Pochi hanno avuto qualche riga d'informazione. Pochi hanno avuto solidarietà. E non è giusto. Alessandria sta rischiando un’implosione sociale.
Le Aziende vanno salvate perché sono un patrimonio di questa città, il loro lavoro ed i loro servizi, insieme alla qualità e alla salvaguardia dei diritti primari dei lavoratori, definiscono il grado di civiltà di questa società alessandrina.
Se si deve fare “pulizia” di una cattiva gestione che le ha portate quasi alla soglia del fallimento, la si faccia indicando chiaramente le responsabilità.
Ma questa pulizia non la possono pagare i lavoratori e le lavoratrici.
Per queste aziende va costruito un progetto di lungo respiro.
Vogliamo confrontarci e discuterne?
Ed è ora di chiedere senza indugi che il governo Monti (che oltre ai sacrifici imposti soprattutto ai lavoratori e ai pensionati, porta molte responsabilità per i tagli imposti ai bilanci Enti Locali) cambi rotta e atteggiamento.
Altrimenti la città va fermata in blocco.
Nessuna opera pubblica, nessun investimento, nemmeno un euro dovrà essere speso, se prima non si pagano le lavoratrici e i lavoratori, se prima non s’investe sul recupero della disoccupazione e sulla sacca di povertà che essa sta generando.
Nessun ponte, nessun ospedale o altro, se prima non si fa questo.
E’ il tempo delle scelte che vogliamo siano condivise con le parti sociali, non del privato a tutti i costi e senza regole.
E' il tempo dei diritti, da quelli sociali, a quelli civili. Come per le coppie di fatto, per gli anziani e per la partecipazione.
E' il tempo di chiedere a tutti i cittadini di collaborare e noi comunisti siamo pienamente disponibili a farlo, non per dire sempre sì ai “tecnici” ma per costruire una società di liberi e uguali."