di Tommaso Di Francesco

Dalla fortezza Europa non si passa. A meno di 24 ore dal naufragio nell'Egeo di una carretta di migranti disperati che ha visto la morte di almeno sessanta persone di cui la metà bambini, ieri un'altra tragedia in mare al largo delle coste italiane di Lampedusa, con altrettanti «dispersi». Sia per questo disastro che per quello accaduto nel mare greco-turco, si tratta di disperati iracheni, afgani, siriani, palestinesi, tunisini in fuga da miseria e guerre, anche nostre, in corso o da conflitti e rivolte inconcluse.
Per l'Italia è una tragedia «tradizionale», per la Grecia c'è una novità. Lì la feroce crisi interna, i diktat draconiani della troika europea e l'attenta strategia di violenze dei movimenti xenofobi e neonazisti, hanno portato ad incrudelire ancora di più se necessario le politiche anti-immigrazione con espulsioni massicce e la pratica ormai diventata regola di nuovi campi di detenzione.

Con l'aiuto della solerte Turchia che, nel tentativo di farsi benvolere dall'Unione europea, ha militarizzato e blindato la frontiera di terra con la Grecia e l'Ue sul fiume Evros. C'è una sola rotta ormai per fuggire dalla disperazione: avventurarsi in mare con carrette malandate alla mercé degli scafisti.
Tutto questo accade in surreale sintonia con l'euforia dei governi, delle borse e dei mercati per la decisione della Bce sugli acquisti illimitati di bond per salvaguardare dalle speculazioni finanziarie gli stati dell'Unione. E' la ricetta anti-spread, che non piace alla Bundesbank. Certo è che si tratta di una salvezza di carta, per un sistema basato solo sull'economia di carta (euro e transazioni di borsa). E che, allo scopo di salvaguardare il potere delle istituzioni bancarie, fuori da ogni regola democratica ormai, detta ferree regole di esclusione sociale a danno dei cittadini europei. Un fallimento dell'Unione dei diritti, una vittoria dei mercati che, al di là delle strumentali illuminazioni dell'ultim'ora di Angela Merkel, concretamente arricchiscono pochi e affamano la maggioranza. Se è vero che la stessa Commissione di Bruxelles ha semplicemente scoperto che 116 milioni di cittadini europei rischiano la soglia di povertà.
Ma a pagarne subito il prezzo non sono solo le classi lavoratrici, i disoccupati, i giovani, tutti i senza-potere del Vecchio Continente e il malconcio welfare. A morire letteralmente di questa esclusione sociale dalla ricchezza di pochi e di questa cancellazioni di diritti per tutti, sono i migranti. I nuovi paria, i dannati della terra ai quali è negato ogni opportunità. L'unica scelta che hanno è quella di rimanere ogni giorno in bilico tra la vita e la morte. Un vasto cimitero marino con migliaia e migliaia di immigrati morti affogati, si stende infatti in tutto il Mediterraneo e nell'Egeo. Frutto speculare del vero e proprio muro continentale di fili spinati, barriere e litania di campi di concentramento, democraticamente voluto ed eretto in prima istanza dai governi europei, che si estende dalla Spagna, attraversa Gibilterra, passa in Marocco, Tunisia, Libia, Egitto, su su verso Turchia, Grecia, Slovenia. Altro che Muro di Berlino. Questa è l'Unione europea: cimiteri marini di migranti e campi di concentramento. Questo misfatto occidentale, questo crimine sotto gli occhi di tutti è il vero spread insanabile.

 

il manifesto 8 settembre 2012

 

 

 

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