di Joseph Halevi
In Gran Bretagna la Banca d'Inghilterra assicura il rifinanziamento del debito; crescente, visto che il deficit nel bilancio pubblico è al 7% del Pil, fissando il tasso di interesse e chiudendo il circuito tra la Banca Centrale ed il Tesoro. I titoli britannici non sono quindi volatili e sottoposti a speculazione: gli investitori istituzionali li acquistano, oggi anche con parecchi soldi in fuga dalla Spagna, accettando rendimenti negativi dato che i tassi inglesi sono inferiori all'inflazione.
Tutto bene per il Regno Unito? No perchè la sua economia reale continua a deteriorarsi, come segnala la nota dell'Ocse emessa nelle stesse ore in cui la Bce ha approvato la proposta di Draghi, che le permetterà di comperare illimitatamente buoni dei paesi dell'eurozona.
Si può pensare che l'operazione di Draghi porti l'Unione monetaria verso una situazione di crisi «normale» come quella britannica, senza instabilità nel mercato dei titoli pubblici.Tuttavia la scelta della Bce non assicurerà l'agognata stabilità dei buoni pubblici... Al massimo agirà da calmiere, facendo pagare però un alto prezzo all'economia reale.
Le società finanziarie possono continuare a scommettere sulla solvibilità degli Stati membri dell'Unione monetaria, dando origine agli spread rispetto al tasso applicato ai bund tedeschi.La linea Draghi scatterà quando alcuni di questi Stati incontreranno delle difficoltà a rifinanziarsi sui mercati privati. Tuttavia l'acquisto illimitato dei titoli non è automatico, bensì è legato a dure condizioni di austerità che si ripercuotono rapidamente sull'economia reale e sull'indebitamento stesso aggravandolo.
In questo contesto è poco probabile che possa venire pienamente ristabilito il circuito monetario dell'eurozona che, come aveva osservato il Governatore della Banque de France, è rotto in quanto i tassi della Bce non valgono per l'insieme Unione monetaria.
Ma tutto ciò non è «colpa» di Draghi, dipende invece dalla natura istituzionale della Bce, che non può agire come una Banca centrale nazionale. In tale contesto, Draghi sa benissimo che la sua operazione non può avere grande respiro se non viene attuata un'integrazione dell'intero sistema bancario europeo con un organismo di supervisione ed intervento simile alla Federal Deposit Insurance Corporation fondata da Roosevelt. Ciò significherebbe però rompere la fortissima connivenza tra banche tedesche, ancora piene di titoli tossici che esse non vogliono eliminare, e i vari livelli di governo in Germania. Da quello di Berlino a quelli dei singoli länder.
il manifesto 8 settembre 2012