di Fabrizia Bigozzi

In un clima di caotico movimento dello scenario politico, l’avvio della campagna elettorale coglie Nichi Vendola e la sua Sel con il fiato corto. Il risultato delle primarie è stato assolutamente rispettabile ma al di sotto delle aspettative, lasciando tracce di malumori nella base più governista del passato ma sempre molto guardinga nei confronti di centrismi di varia natura.
Un clima che è destinato a consolidarsi di fronte alle ribadite aperture postelettorali al centro da parte di Bersani con cui Nichi ha stretto un patto di acciaio, di cui Nichi vuole essere il bilanciamento a sinistra ma che – di fronte allo stato dell’arte – rischia di ridurne i margini di manovra.

Perché anche se i sondaggi danno il bersaniano campo progressista fra il 35 e il 40 per cento, vigente il Porcellum, il problema dei numeri della coalizione del centrosinistra al senato è concreto. Vendola e i suoi sono convinti che ci saranno. Ma se così non fosse, la convivenza con i centristi, a maggior ragione se con un Monti di peso, sarà impegnativa non poco. E se il segretario dem non smette di ribadire fiducia nella capacità di governo di Nichi, sente però anche di dover rassicurare rispetto al rischio-Unione: «Non ci faremo condizionare da Sel – ha detto alla stampa estera – Oggi c’è il Pd e non più l’Unione ». L’alleanza è stretta, Sel avrà i suoi spazi, soprattutto sul versante, ha detto Bersani, «dei diritti civili e dell’ambiente », anche se di intervenire sull’articolo 18 non se ne parla. A sua volta, Vendola marca il territorio e ha dalla sua, compatto, il gruppo dirigente che, forte della linea uscita dall’assemblea nazionale, punta al rientro in parlamento e alla sfida di governo.
Ma l’aria che tira provoca più di un maldipancia nella base dove in tanti guardano con attenzione alle grandi manovre a sinistra e al processo costituente del Quarto polo rosso-arancione. Che nel fine settimana vivrà una tappa importante – le assemblee locali di “Cambiare si può” – e che potrebbe veder lanciare il listone nell’incontro nazionale del 22 dicembre a Roma. Il rischio di un travaso di consensi e di parti di voto di opinione da Sel in quella direzione (a risicare ancora il 6 per cento che i sondaggi attribuiscono al partito di Vendola) esiste.
E del resto, proprio gli smottamenti che il gran lavorio al centro sta provocando anche nel Pd chiudono gli spiragli di dialogo che de Magistris e di Pietro provano a tenere aperti con i democratici e spinge entrambi sulla linea di Ferrero e dei professori di “Cambiare si può”, che ad allearsi con l’area della Carta d’intenti non ci pensano proprio. Su Micromega il sindaco di Napoli spiega che è sbagliato «inserire pregiudiziali contro il centrosinistra », ma che «dopo aver sentito le ultime sortite di Bersani non ho alcun dubbio: mi vedo come Quarto polo». De Magistris e Di Pietro si danno ancora qualche giorno di tempo per capire se dal Pd arrivano segnali. Diversamente la strada è segnata ed è quella del listone di sinistra alternativa rosso-arancione che marca stretto Vendola e i suoi.

 

europaquotidiano.it

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