Lettera di Antonio Ingroia a Beppe Grillo

Caro Beppe Grillo, ti scrivo questa lettera da qui, dal Guatemala, mentre mi preparo a rientrare definitivamente in Italia per partecipare anch’io come te alla campagna elettorale. Ci conosciamo da anni, da quando facevamo mestieri diversi, spesso sullo stesso fronte nella critica radicale di un certo ceto politico e classe dirigente. Venivo a tutti i tuoi spettacoli, e tu più di una volta mi hai citato a Palermo per manifestarmi il tuo sostegno nell’azione giudiziaria contro potentati criminali e politico-economici. Poi hai fatto una scelta di impegno politico che ho capito solo strada facendo, e che ha l’indubbio merito di avere sottratto all’astensionismo tanti italiani, delusi e arrabbiati, recuperandoli ad

una politica di partecipazione dal basso, colpevolmente liquidata dall’establishment come ‘antipolitica’, una demonizzazione che ha finito per favorire l’espansione del tuo movimento.

Cosa, peraltro, positiva, visto che certe battaglie politiche sarebbero altrimenti rimaste ‘orfane’, dalle battaglie per la moralizzazione della politica e la drastica riduzione dei suoi costi a quelle per uno sviluppo sostenibile, sostanziatosi nel sostenere il movimento NO TAV e tante altre iniziative. È una situazione di emergenza democratica quella che abbiamo davanti. Un’emergenza di fronte al rischio di tracollo. Ed è quindi arrivato il momento della responsabilità, in cui ciascuno deve impegnarsi anche rischiando in proprio.

È con questo spirito che ho accettato di affrontare l’impresa della lista civica ‘Rivoluzione Civile’. Con tutti i rischi che ne conseguono. A me non interessano seggi parlamentari e neppure prebende politiche. Ne avrei potute avere quante ne volevo, ma ho rifiutato perché non mi interessano. La mia impresa ha delle similitudini con le tue originarie motivazioni. Mettersi in gioco per ideali in cui si crede nella convinzione che non si debba delegare e ci si debba impegnare in prima persona da “non professionisti della politica”.
Ma i partiti, caro Beppe, servono, e soprattutto i partiti che hanno ancora radici nella società e che hanno combattuto battaglie dentro e fuori dal parlamento per contrastare berlusconismo e montismo pagando prezzi non indifferenti. Vanno valorizzati con la società civile e per la società civile. A questi partiti ho chiesto tangibili passi indietro e già ne sono stati fatti ed altri ne faranno perché credono nel nostro progetto. Quindi, nessuna foglia di fico per nessuno, figuriamoci! Questo Paese vogliamo cambiarlo in modo pacifico ma radicale? Vogliamo esprimere una politica di governo nuova e rivoluzionaria? Allora, bisogna confrontarsi. Senza diffidenze e pregiudizi. Per uscire dalla contestazione fine a se stessa. Ci sono cose che io non condivido in alcune tue posizioni e non ho condiviso alcune tue ‘esternazioni’. Nello stesso modo, potrai non condividere alcune mie scelte. Ma siamo due ‘non professionisti della politica’ che si sono messi a disposizione degli italiani, ed abbiamo quindi il dovere di praticare sempre il confronto e l’ascolto. Molte battaglie tue sono le nostre, molti punti programmatici nostri sono i tuoi. La gente capisce poco certe divisioni fra movimenti politici che perseguono obiettivi in parte comuni. La capacità di ascolto è dote rara in politica. Dimostriamo di voler cambiare il Paese anche in questo.

da Il Fatto Quotidiano

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