di Lo. C.

Alberto Morselli è, per ora, segretario generale della Filctem, il nuovo sindacato della Cgil nato dall'accorpamento di tre categorie: chimici, elettrici e tessili. Avrebbe tutte le carte in regola per partecipare al nuovo corso firmato Camusso: riformista modenese, fa parte della maggioranza della Cgil, nel direttivo nazionale vota i documenti della segreteria, è persino iscritto al Pd. Eppure, non basta. Nonostante il suo mandato non sia a termine, ha ricevuto dalla segretaria confederale l'invito inemendabile a dimettersi per consentire l'avvio di un «rinnovamento» dei gruppi dirigenti. Il fatto è che per cambiare un segretario è necessario che il direttivo della categoria esprima un voto di sfiducia a scrutinio segreto, voto che non c'è mai stato e dunque Morselli non ha alcuna intenzione di gettare la spugna.

 

 

Morselli, ci spieghi cosa sta succedendo?
In un direttivo categoriale in cui non si è mai espresso un forte dissenso, improvvisamente mi viene comunicato da Susanna Camusso che una lettera, riservata e accompagnata da 105 firme segrete su 240 membri, chiede che io mi faccia da parte. Quella lettera non mi è stata neppure consegnata ma è stata utilizzata dalla segretaria generale per chiedere le mie dimissioni, nel corso di un direttivo di categoria che ha votato a maggioranza un documento in cui si chiede un rinnovamento del gruppo dirigente. Ma in Cgil esistono delle regole, e io pretendo che vengano rispettate. Al momento dell'accorpamento dei chimici con i tessili - quello con gli elettrici c'era già stato nel 2010 - mi avevano chiesto di introdurre la figura di una vicesegretaria nella persona di Valeria Fedeli, con un mandato palesemente politico. Mi viene il sostetto che l'obiettivo fosse il fallimento dell'accorpamento sindacale di tre importanti categorie.

 

Cosa c'è dietro il tuo voluto siluramento? È un passaggio del processo di normalizzazione della Cgil?
Se fosse stata una questione organizzativa si sarebbe potuta risolvere diversamente, senza strappi. Ma il problema evidentemente è politico e riguarda le politiche contrattuali, su cui c'è un orientamento non coincidente, e la preparazione del prossimo congresso. Da un anno si discute di politica contrattuale: io lavoro per una piattaforma contrattuale unitaria già in partenza, sulla base di un aumento salariale tra il 7 e il 9%, legato all'inflazione Ue. Sull'orario di lavoro sono, siamo come categorie, contrari al suo allungamento. Dobbiamo evitare di far nostra la cultura della crisi, e aggiungo che non condivido il sistema dei doppi regimi, come affiorano in qualche contratto, tra nuovi e vecchi assunti. Sono portato a pensare che sia in atto un processo di normalizzazione della Cgil, il cui gruppo dirigente sembra non sopportare il confronto aperto delle idee.

 

Eppure non hai avuto nulla da ridire su molti provvedimenti, accordi e modifiche legislative che introducono per esempio la deroga ai contratti nazionali, svuotandoli di fatto. Così come non ti sei scalmanato in difesa dell'art.18.
Io sono sempre impegnato a salvare il contratto collettivo, e il fatto che esista la deroga nel contratto dei chimici non è in contraddizione, perché la deroga non è applicabile sul salario e l'orario, mentre sulle altre voci comporta un investimento economico da parte delle imprese. E infatti di deroghe la controparte ha deciso di non richiederne. Più che il singolo aspetto o un richiamo generico alla democrazia, però, mi preoccupa il metodo: la segreteria decide e poi convoca il direttivo. E pensa che della standing review si discuterà solo nel direttivo di settembre.

 

Non sarà che il problema della Cgil si chiama autononomia?
Direi almeno che manca un progetto per il futuro. Io ritengo giuste le analisi della Fiom ma non le sue ricette, troppo rivolte al passato e alle figure tradizioni del lavoro, con scarsa attenzione alle nuove figure professionali non operaie. Serve un'idea generale che parli a tutti. Di queste cose si discuterà al congresso, e a questo scopo la segreteria deve aver valutato che il controllo dei segretari generali dev'essere completo. Come spieghi che nell'Slc - telecomunicazioni, ndr - nonostante il mandato del segretario sia scaduto nessuno si preoccupi di eleggerne un altro? Le regole sono interpretate in modo molto elastico e il meccanismo della deroga è frequente. Speriamo di non tornare a Re Sole.

 

Resta il problema dell'autonomia della Cgil dalle forze politiche e dal governo.
Abbiamo sbagliato ad abbandonare il protagonismo politico dentro i processi di trasformazione della sinistra. Una sinistra che non ha voglia di confrontarsi con la rappresentanza vera. Le battaglie sul lavoro erano difficili nel Pci, ma almeno si facevano, oggi sul lavoro si scarica la mannaia della crisi. A chi ci vuole lasciar fuori dovremmo reagire entrando, lo dico da iscritto al Pd.

 

Dunque non accetterai la richiesta di Susanna Camusso di rinunciare al tuo mandato da segretario della Filctem per andare a fare il «capoarea della contrattazione» in Cgil?
Non l'accetto perché pretendo il rispetto delle regole, cioè un voto di sfiducia. Aggiungo che prima del direttivo in cui è comparsa la lettera riservata con le firme segrete, con la Camusso avevo raggiunto un accordo, una mediazione che poi lei non ha voluto sostenere. Inoltre, che ci vado a fare in contrattazione, dovendo confrontarmi con una categoria che mi ha cacciato su richesta dall'alto e con la Fiom che non mi ama?

 

da il manifesto

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