di Giuseppe Carroccia

L’attacco continuo, sistematico, intransigente ai diritti sociali dei lavoratori si sviluppa in ogni ambito della vita civile del paese e si sostanzia in provvedimenti, decreti attuativi, circolari aziendali, sentenze della magistratura che spesso sfuggono alla nostra attenzione e a quella dei lavoratori che se ne accorgono solo quando si trovano a esserne personalmente coinvolti. La lettura del Sole 24 ore, che rivendica giustamente i successi della parte padronale e informa puntualmente su ogni attacco portato a buon fine, può aiutarci a essere informati.

D’altronde non dobbiamo mai dimenticare che la famigerata lettera di Trichet al governo Berlusconi fu letteralmente copiata dal decalogo della Confindustria pubblicato un mese prima sul proprio giornale.

Il 13 agosto il sole 24 ore ci informa di una sentenza della corte di Cassazione che con l’ ordinanza numero 7970 del 18 maggio da ragione all’Inail che aveva rifiutato la domanda di una lavoratrice investita da un automobilista mentre si recava al lavoro in bicicletta(infortunio in itinere).

L’inail, i cui bilanci sono in attivo e che recentemente è finita sotto i riflettori per il rifiuto di pagare le cure alle studentesse vittime dell’attentato alla scuola di Manfredonia, sosteneva che la lavoratrice doveva usare un mezzo pubblico e comunque non la bicicletta perché è un mezzo pericoloso.

Effettivamente le statistiche ci informano che spostarsi in bicicletta in città è il modo più pericoloso. Seguono andare a piedi, in moto, in automobile. Più sicuri la nave, il treno l’aereo e l’elicottero. Non ci sono dati su monopattini, skate board, pattini e affini.

Personalmente sono testimone della fondatezza di questi dati. Nonostante abbia una guida molto prudente e una velocità piuttosto bassa durante la mia trentennale carriera ciclistica(200 mila chilometri: due volte il giro del mondo) sono stato investito 3 volte. In pratica ho preso più botte dagli automobilisti che dai fascisti. L’ultimo volta in modo serio proprio in itinere ma l’Inail ha accettato la mia domanda perché non c’erano mezzi pubblici al ritorno del turno di lavoro.

L’assicurazione dell’automobilista che mi ha investito sostiene invece che la colpa è mia perché avrei tamponato l’automobile. Manco fossi un campione del mondo.

Il problema principale è la differenza di velocità dei mezzi e l’assenza di piste ciclabili. Nei paesi più moderni e civili la velocità massima in città è sotto ai 50 km/ora.

A Roma l’uso della bicicletta è per questo poco diffuso. D’altronde è la città dove il comune ha fatto fallire sia il sistema delle piste ciclabile sia il bike sharing. Per non parlare della demolizione del bellissimo velodromo per favorire la speculazione edilizia. Poi si stupiscono che alle olimpiadi non prendiamo medaglie sulla pista.

Si sono favorite le automobili, i parcheggi privati, si è lasciato fallire il trasporto pubblico, non si è mai realizzato l’anello ferroviario, ne un serio progetto di navigabilità del Tevere.

Tuttavia lentamente le cose cambiano. Quindici anni fa praticamente nessuno si spostava in bicicletta che veniva usata solo per fare passeggiate nei parchi. Poi dopo la rivolta di Seattle con i manifestanti che si spostavano in bici per evitare la polizia anche da noi si è sviluppata la Critical mass che tutti gli ultimi venerdì del mese si da appuntamento davanti alla stazione ferroviaria di Roma Ostiense.

Molti centri sociali hanno aperto le ciclofficine e progressivamente si sono conquistati un pezzetto di strada insieme agli zingari che le usano coi i portapacchi per trasportare le cose ancora utilizzabili che trovano nei cassonetti di rifiuti.

Molti migranti senza patente e automobili, con pochi soldi hanno cominciato a usarla e così molti giovani e lavoratori colpiti dalla crisi economica.

Recentemente il presidente di destra del Municipio di Ostia si è proprio scagliato contro questi nuovi ciclisti in difesa dei diritti degli automobilisti i quali dopo l’avvento dei suv hanno reso ancora più aggressiva e indisciplinata la guida.

Comunque l’aumento dei ciclisti ha purtroppo comportato l’aumento degli investimenti, molti dei quali mortali.

Dopo la morte di una giovane ciclista a Settebagni dalle pagine di Paese Sera il Salva ciclisti ha lanciato la proposta di una manifestazione nazionale al Colosseo per rivendicare maggiore sicurezza partendo dalla piattaforma di Save the bike un protocollo dei ciclisti londinesi col comune di Londra.

E’stato un successo con oltre diecimila ciclisti che hanno invaso il centro protestando contro il sindaco Alemanno e le sua politica della mobilità. Insomma le cose cambiamo anche dove meno te l’aspetti. I padroni se ne accorgono e corrono ai ripari.

Se vogliamo costruire una alternativa, se vogliamo cambiare le cose muoviamoci anche noi: abbiamo voluto la bicicletta mò pedaliamo.

PS. A proposito dell’attenzione che va data ai provvedimenti che sembrano di minore importanza, con una circolare interna del 7 agosto il gruppo FS da le indicazioni attuative del nuovo contratto. Tra l’alto c’è l’obbligo allo straordinario per il personale mobile durante il giorno di riposo. Aggiorno quindi il dato sull’orario di lavoro che in questo modo può superare le 60 ore settimanali. In teoria. In pratica vedremo.

Giuseppe Carroccia

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