di Stefano Galieni

Rosario Rappa è entrato a far parte in questi giorni della segreteria nazionale della Fiom, la sua è una storia di rappresentante delle lotte dei lavoratori, in particolare in Sicilia che merita di essere ripresa.
«Sono in Fiom dal 1980, prima avevo fatto per 3 anni il bracciante agricolo, poi sono entranto in una fabbrica di scaldabagni, la Varm Boiler, nella linea di montaggio. Nel 1985 sono finito a lavorare a tempo pieno nella Fiom a Palermo».

Quindi la tua storia sindacale inizia in contemporanea con l’attacco padronale della Fiat, la famosa marcia dei quarantamila che ha portato a smantellare tanti diritti?
«Si e per certi versi è emblematico. Nei decenni precedenti c’erano state battaglie formidabili dei lavoratori per imporre il decentramento produttivo anche a Sud.

Si scioperava a Bergamo per garantire prospettive di lavoro in Sardegna. Nell’80 ha preso il via un processo di smantellamento radicale di tutto questo. Io nel frattempo continuo a militare nella Fiom, divento segretario regionale siciliano fino a quando viene a dirigerla quel grande che è stato Claudo Sabattini. Sergio Cofferati voleva che Claudio divenisse il segretario della Cgil siciliana ma la proposta venne bocciata in consultazione con la motivazione formale che ci voleva un siciliano. Io ho lasciato la Sicilia nel 2003 e mi sono occupato di siderurgia avendo come controparte Finmeccanica. Poi ho avuto una parentesi come segretario regionale siciliano del Prc in Sicilia e dal maggio 2009 sono tornato al sindacato come segretario generale Fiom a Taranto. Questo fino al maggio 2012».

Tu resti segretario regionale e contemporaneamente nella segreteria nazionale?
«Si è una condizione che stiamo vivendo io e Airaudo. In Fiom stiamo definendo un nuovo modello organizzativo in cui il doppio ruolo può risultare utile».

In che senso?
«La segreteria attuale è omogenea al risultato congressuale. In questo quadro chi svolge anche un ruolo nei territori - per quanto mi riguarda non solo la Sicilia ma l’intero meridione – può essere interprete di esigenze, istanze, contributi, in maniera molto più forte. A me piacerebbe riuscire a portare in segreteria il contributo collettivo delle tante realtà del Sud nella loro drammaticità. Magari riuscendo a creare raccordi fra realtà diverse che spesso non si incontrano».

Nel frattempo, in trenta anni, in Sicilia c’è stata una perdita colossale di posti di lavoro.
«Si non si riescono neanche a quantificare i posti di lavoro persi. Eravamo fondamentali per l’attività manifatturiera e ora siamo sull’orlo del baratro. Il solo polo petrolchimico siracusano era il più grande d’Europa ed ora è in condizioni residuali. E poi c’era l’intervento forte delle Partecipazioni Statali. Oggi non vedo nessuna capacità di rilancio dell’apparato produttivo. Si è creato solo un “esercito di riserva” composto da circa 200 mila precari, assunti e tenuti in vita dalle giunte e dai governi regionali negli anni precedenti».

Cosa fare?
«La questione centrale ha un nome chiaro, si chiama crisi. Dobbiamo lavorare per uscirne sapendo che non il mondo non tornerà uguale al passato ma che si modificherà strutturalmente il tessuto. Dovremo reinventarci cosa produrre, come produrre e per quale ragione produrre».

Nel frattempo resta irrisolto il nodo Fiat che in Sicilia ha la drammaticità dello stabilimento di Termini Imerese.
«Si c’è stato un incontro al ministero su Fiat e indotto. Io individuo diversi problemi. Una prima drammaticità riguarda tutti i lavoratori dell’indotto a cui stanno scadendo gli ammortizzatori sociali. Per loro le aziende stanno già avviando le procedure stabilite di mobilità. Si aprono insomma scenari ancora più foschi. Un secondo punto critico riguarda gli esodati. Malgrado tante dichiarazioni mancano misure reali e concrete per offrire soluzioni a questi lavoratori. Da ultimo, per riferirci direttamente a Termini Imerese, l le ipotesi avanzate in passato da Invitalia sono risultate non realizzabili. Per quello che riguarda la Fiom, la Fiat è ancora titolare dello stabilimento e il governo non può limitarsi a svolgere il ruolo del notaio».

Nel frattempo si avvicinano le elezioni regionali in Sicilia.
«Così come abbiamo detto il 9 giugno la Fiom è indipendente ma non indifferente rispetto al quadro politico e anche per quanto riguarda le elezioni regionali siciliane l’esecutivo regionale della Fiom, prima ancora della candidatura di Giovanna Marano, ha deciso che il 17 ottobre, convoca un attivo regionale, di tutti i delegati siciliani con la presenza di Maurizio Landini. Ci sarà in quella occasione un confronto con i candidati alla presidenza della regione del centro sinistra Crocetta e Marano, per chiedere qualora saranno eletti o svolgeranno ruolo di opposizione, che tipo di impegno intendono assumere sulle proposte che i metalmeccanici siciliani formuleranno. Ma non parleremo solo di metalmeccanici, vogliamo riportare al centro i problemi di tutto il mondo del lavoro, di chi ce lo ha, di chi è precario e di chi lo cerca».

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