L’arrivo delle elevatissime temperature di questo periodo non è una sorpresa, non è una catastrofe imprevedibile. Eppure nei luoghi di lavoro nulla è stato fatto per prevenire le conseguenze su lavoratrici e lavoratori. Nelle ultime settimane il settore dell’agricoltura ha registrato almeno due morti, un bracciante di 59 anni stroncato in un agrumeto in Calabria e un ventenne a Serenise, in una serra; USB aveva lanciato l’allarme sulle condizioni di lavoro nell’agroindustria, ma solo dopo la morte del bracciante la regione Calabria ha emesso un’ordinanza con la quale si vieta il lavoro nei campi dalle 12.30 alle 16. Bene, ma tardivo.
Si inserisce in questo quadro la morte di un operaio di un’azienda manifatturiera di Arco, in Trentino, priva di impianti di condizionamento; circostanze del tutto simili per la morte dell’operaio della Dana Graziano di Rivoli, azienda di ingranaggi per i cambi di camion, anche in questo caso i sindacati hanno denunciato l’assenza di climatizzazione per gli addetti alla sala macchine; questa mattina a Modena, mentre si trovava sul tetto di una palazzina in ristrutturazione, vittima di un malore il titolare dell’impresa di 67 anni; un 47enne, lavapiatti in un albergo di Diano, è morto nella struttura e non si esclude che la causa sia dovuta al caldo afoso.
Tutto ciò mentre il rapporto annuale dell’Inail ci informa che al netto dei casi covid nel 2021 le morti sul lavoro sono aumentate del 10% rispetto al 2020, le denunce d’infortunio del 20% e quelle di malattie professionali del 22%
E’ l’ennesima conferma delle gravi responsabilità di chi al governo e nelle istituzioni preposte continua a non produrre scelte adeguate alla gravità della situazione e a tollerare che alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori si anteponga il profitto. Sfuggono poi i dati relativi al lavoro nero, diffuso in agricoltura ed edilizia, le cui morti non rientrano in nessuna casistica.
Non è tollerabile che anche il caldo si aggiunga alle cause di morte che funestano la vita di chi lavora per vivere!
Rifondazione Comunista chiede che si intervenga immediatamente per fronteggiare le conseguenze del grande caldo sui luoghi di lavoro ed evitare altre tragedie prescrivendo alle aziende provvedimenti come l’aumento delle pause, la diminuzione dei ritmi di produzione, il rinfrescamento dei locali, la distribuzione di bevande.
Antonello Patta,responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea