Un gruppo di lavoratori della Portovesme srl, l’unico produttore italiano di zinco e piombo da primario, si è arrampicato su una ciminiera alta cento metri contro l’annunciata la cassa integrazione per 1500 lavoratori e il licenziamento di 62 di loro che lavorano da anni come interinali.
I lavoratori sono stati costretti a questo gesto estremo dalle inadempienze del governo e della Regione che continuano a non assumere impegni concreti e linee strategiche chiare per la risoluzione della crisi che grava sullo stabilimento, la cui produzione è definita dallo stesso ministero d’importanza strategica nazionale.
la mobilitazione è scattata oggi come risposta al non rispetto degli impegni assunti formalmente in un incontro del 20 gennaio tra azienda, Regione e le organizzazioni sindacali, che prevedevano la presentazione entro il 28 febbraio di soluzioni in grado di tutelare occupazione e produzione.
Si ripete anche in quest’area della Sardegna, in grave sofferenza sociale per le decine di migliaia di disoccupati, una storia di spoliazione del tessuto produttivo del territorio dovuta alla sottomissione dei governi alle logiche del mercato nell’assenza totale di linee d’indirizzo e politiche industriali in grado di salvaguardare i posti di lavoro e le produzioni a partire da quelle strategiche minacciate.
Rifondazione Comunista solidarizza con la mobilitazione dei lavoratori della Portovesme ed è pronta a sostenere l’estensione della lotta che si renderà necessaria per fermare l’ennesimo attacco all’economia del territorio all’occupazione e alle condizioni economiche dei lavoratori e delle loro famiglie.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Enrico Lai, segretario regionale della Sardegna
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea