L'unione Europea interviene di nuovo sulla piaga del lavoro precario nella pubblica amministrazione in Italia. La Commissione ha intimato ancora una volta al nostro paese di smetterla con l'abuso nel ricorso a lavoratori e lavoratrici a tempo determinato nel settore pubblico e con le discriminazioni verso gli stessi.
Stiamo parlando di un sopruso che colpisce centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratrici che tengono in piedi funzioni pubbliche fondamentali e servizi indispensabili per i cittadini che senza di loro collasserebbero.
Tra questi, per fare solo alcuni esempi, 250 mila insegnanti, uno su quattro, che tengono in vita la scuola pubblica e gestiscono la formazione delle future generazioni; decine di migliaia di operatori sanitari grazie ai quali sopravvive un sistema sanitario sottofinanziato, carente di organici e di strutture; migliaia di lavoratori di servizi essenziali come i vigili del fuoco, e l’elenco potrebbe continuare.
E’ un riassunto, parziale, dell’attacco brutale dei diritti dei lavoratori e della distruzione del pubblico perseguiti da decenni da governi di ogni colore uniti nelle politiche liberiste.

La Commissione ha contestato con l’invio di un “parere motivato” la violazione della norma UE, la direttiva 1999 del 70, che prescrive il divieto di discriminare i lavoratori a tempo determinato. Se il governo attuale non interverrà entro due mesi la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di Giustizia.
Il governo Meloni non è il solo su cui la Ue è dovuta intervenire contro il proliferare dei contratti precari, lo aveva già fatto avviando la procedura d’infrazione nel 2019 e con una nuova messa in mora nel 2020.
Sono cambiati tre governi, sono cambiati i partiti nei ministeri, le vessazioni nei confronti delle lavoratrici e di lavoratori restano.
Solo le lotte e la crescita di una soggettività politica fuori dalle logiche del pensiero unico neoliberista potranno avviare il cambiamento oggi più necessari che mai.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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