È un coro di consensi accompagnato da varie rivendicazioni di primogenitura sulla misura, “l’abbiamo detto prima noi”, quello con cui le opposizioni accolgono la tassa sui profitti alle banche.
E una boccata d’ossigeno per la Meloni in difficoltà sul salario minimo che riscuote consensi altissimi anche tra l’elettorato delle destre, e soprattutto a causa di una manovra finanziaria che comunque la si componga colpirà ancora una volta i lavoratori e i poveri.
L’adesione acritica delle opposizioni alla misura è un regalo alla Meloni, utile per nascondere che si è fatto tanto rumore per molto poco e accreditare la favola populista di un governo che non “risponde ai banchieri e fa pagare i furbi”.
E’ stata accreditata l’idea che le banche avrebbero sborsato finalmente il maltolto restituendo 9-10 miliardi guadagnati erogando interessi risibili ai correntisti e lucrando cifre enormi con tassi altissimi sui mutui.
E così sarebbe stato se si applicasse davvero l’aliquota del 40% sui differenziali dei margini d’interesse sbandierata a fini elettorali, le europee sono vicine, dal governo.
Infatti tra il2022 e il 2023 i margini d’interesse e gli utili delle banche sono aumentati dal 50 all’80% e nel caso di MPS del 2193%; tradotto in cifre solo nel 2023 i margini di interesse saranno circa 68 miliardi, 23 in più rispetto al 2022 e 30 in più del 2021.
Ma c’è il trucco! Nella norma è stata infatti inserita una clausola in base alla quale il prelievo complessivo a carico delle banche non dovrà superare lo 0,1% del totale degli attivi che secondo Banca d’Italia ammontano a 3200 miliardi.
Una cifra ridicola rispetto agli enormi profitti realizzati speculando sui tassi d’interesse ai danni di circa tre milioni e mezzo di famiglie e a vantaggio di manager e azionisti.
Tassare davvero tutti gli extraprofitti e la speculazione è un’altra cosa;
La verità pura e semplice è che questo governo continua con le politiche iperliberiste e antipopolari dei governi che l’hanno preceduto sotto i quali pandemia, inflazione galoppante e alti tassi sono state altrettante occasioni per favori finanza e imprese a danno dei ceti popolari.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea