Missione compiuta. Il CNEL composto da una maggioranza di componenti indicati dal centrodestra boccia, in nome e per conto del governo, l’introduzione di un salario minimo legale nel nostro paese. Il salario minimo non serve in quanto, come prevede la direttiva europea in materia, non è necessario nei paesi come l’Italia in cui la contrattazione collettiva copre più dell’80% dei lavoratori; è questa la conclusione del documento approvato a maggioranza dall’assemblea del CNEL.
Ma il documento approvato dall’ente guidato dal ministro della guerra ai dipendenti pubblici non si ferma qui, nega anche la necessità del salario minimo sia nei settori in cui la contrattazione è debole sia nei casi in cui la contrattazione è assente.
Siamo all’opposto di quanto sancito dalla Cassazione che con sentenza ha ristabilito Il “ diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e comunque sufficiente a garantire a sé e alla propria famiglia una vita dignitosa” stabilito dall’art 36 della Costituzione.
Una sentenza che, esplicitando la prevalenza della Costituzione anche sui contratti firmati dai maggiori sindacati nazionali e dichiarando illegali i salari da fame che prevedono, introduce di fatto la necessità di una legge in materia salariale.
Il governo, le associazioni datoriali e sindacati come la Cisl: che in assemblea ha votato con la maggioranza, sono serviti: per il Cnel è giusto che le imprese continuino ad avere un gigantesco serbatoio di manodopera a basso prezzo, che restino le disuguaglianze tra i lavoratori, specie quelle di genere che rendono il mondo del lavoro ricattabile e disposto a salari da fame e senza diritti.
Per il resto il documento contiene generiche raccomandazioni e proposte evasive di cui sono pieni gli annali degli atti parlamentari e che certamente non saranno tra le priorità del governo in carica: fumo negli occhi.
Mentre il governo si appresta dunque a ignorare la richiesta che sale dal 75% delle italiane e degli italiani a favorevoli al salario minimo legale noi intensificheremo nelle piazze di tutta Italia la raccolta firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare, presentata come Unione Popolare, per il salario minimo che presenteremo a breve in parlamento.
Una legge, la nostra che prevede un salario minimo di 10 euro l’ora agganciato automaticamente all’inflazione e pagato dalle imprese, non dallo stato, è la giusta risposta alla domanda che arriva dal mondo del lavoro tutto.
10 euro è il minimo per una vita dignitosa.

Antonello Patta, responsabile lavoro PRC-S.E.

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