Lo stabilimento Ex Ilva di Taranto rischia la chiusura entro un mese per mancanza di liquidità e di bancabilità indispensabili per pagare i fornitori, i creditori e continuare a produrre. Non è uno scherzo è la conclusione possibile del balletto tra Mittal, il socio privato che ha il 62% di Acciaierie d’Italia la società che gestisce lo stabilimento , e il governo che fa di tutto per non assumere la maggioranza come concordato tre anni fa col governo Conte e contemplato da un decreto del 2022.
Di fronte alla necessità di ricapitalizzare per garantire le risorse necessarie per andare avanti il socio privato si rifiuta di versare la cifra corrispondente alla propria quota azionaria e chiede al governo di assumersi l’onere più corposo passando in maggioranza, ma il ministro Fitto, messo lì dal governo proprio per impedire il controllo statale dell’azienda, rifiuta.
Se perdurasse questo stallo il 10 gennaio, quando scadrà la proroga per la fornitura del gas imposta dal Tar Lombardia, mancheranno i 320 milioni necessari per mandare avanti la produzione e su Acciaierie d’Italia calerà il sipario.
Così, complice il governo, La multinazionale franco-indiana porta a compimento quello che è il suo obiettivo da sempre: passare dalla progressiva consunzione perseguita con metodo nel tempo, alla chiusura degli stabilimenti e all’eliminazione di un concorrente nel mercato dell’acciaio.
E’ questa la realtà che i governi succedutisi negli ultimi anni non hanno voluto vedere nonostante il calo drastico della produzione, oggi ridotta al minimo storico di 3 milioni di tonnellate, i 3500 lavoratori in cassa integrazione a rotazione, i mancati pagamenti ai fornitori, il deperimento degli impianti e la riconversione mai avviata, le bonifiche ambientali in alto mare.
Se non vogliono rendersi responsabili del disastro annunciato i sovranisti di casa nostra assumano rapidamente l’unica decisione in linea con gli interessi del Paese che permetterebbe la salvaguardia di una produzione strategica, la riconversione ecologica della produzione, la bonifica completa del sito produttivo e l’occupazione di tutte le maestranze: la nazionalizzazione di Acciaierie d’Italia.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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