L’inflazione cumulata tra il 2021 e il 2023 ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto dei salari obbligando le famiglie a rinunce e privazioni nell’acquisto di beni necessari. E si badi bene parliamo di un danno economico che resterà negli anni anche nel caso assai improbabile che l’inflazione tornasse a zero. Una situazione gravissima confermata perfino da Odm consulting, una società al servizio delle imprese, secondo cui l’inflazione media cumulata in tre anni ammonterebbe al 16,7% a fronte di una crescita media delle retribuzioni del 10%.
Una fotografia resa ancor più drammatica per gli oltre 5 milioni di lavoratrici e lavoratori che di aumenti salariali non ne hanno visto perché hanno i contratti scaduti da anni e ancor più per altri milioni di lavoratrici e lavoratori che un contratto vero se lo sognano.
Si tratta oltretutto di un’ampia porzione del mondo del lavoro con stipendi bassi e bassissimi, spesso sotto la soglia di povertà relativa, su cui l’inflazione colpisce molto di più di quanto non dicano le statistiche perché la gran parte del salario, se non tutto, se ne va per coprire il carrello della spesa fatto di prodotti di consumo, specie alimentari sui quali l’inflazione reale è ben oltre quella media dichiarata arrivando fino a dieci punti in più.
Applicare la Costituzione e approvare la proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro agganciato automaticamente all’inflazione depositata da Unione Popolare in Senato è una scelta doverosa.
Siamo impegnati a costruire la più ampia e unitaria mobilitazione sociale a sostegno della nostra proposta di legge e invitiamo tutte le forze politiche presenti in Parlamento che credono davvero in questa misura di civiltà a battersi per la sua rapida messa in discussione e approvazione.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea