di Raffaele Tecce*

 

La riduzione complessiva delle risorse a disposizione degli enti locali, a partire dai Comuni, in conseguenza delle ultime manovre liberiste e antipopolari dei governi Monti e Berlusconi, è un attacco gravissimo alla democrazia e alla funzione degli enti locali come enti di prossimità che forniscono servizi ai cittadini e sono fattore attivo di garanzia dei diritti costituzionali fondamentali  economici e sociali.

Il primo dato che emerge è che una buona parte del presunto risanamento della finanza pubblica viene scaricato, insieme all’attacco alle pensioni che colpisce  i lavoratori dipendenti più deboli, solo sui Comuni e sugli altri EELL. Emblematico, a tal riguardo, è il dato che emerge dalla recente relazione della Corte dei Conti: la spesa corrente dei Comuni è diminuita nell’ultimo anno  di  -1,4 %; quella in conto capitale di -4%; la spesa corrente dei grandi comuni si è attestata a -5%; tutto ciò in un contesto in cui l’ insieme delle strutture statali centrali aumentano la spesa di +4%.  Altro che federalismo! Assistiamo, in realtà, a un pesante attacco all’autonomia degli enti locali che si configura, concretamente, come taglio ai diritti dei cittadini.

Se sommiamo, infatti, i tagli dei trasferimenti agli EELL della manovra di agosto Tremonti-Berlusconi, con quelli precedenti delle finanziarie del biennio 2009-2010, si arriva a un taglio complessivo di 20 miliardi di euro, cui vanno aggiunti gli effetti dei  provvedimenti di Monti, in particolare i circa 5 miliardi messi a carico dei Comuni di peggioramento degli  obiettivi  del saldo del patto di stabilità; tutto ciò evidenzia la gravità delle scelte operate e la piena continuità, negli EELL fra le politiche di destra di Berlusconi e quelle di Monti , con l’aggravante che queste ultime sono avallate anche dal PD.

Questi numeri cambiano radicalmente il quadro dei rapporti finanziari fra Stato ed Enti Locali. La verità è drammatica: con questi numeri non si possono chiudere i bilanci comunali garantendo diritti costituzionali fondamentali: dall’inclusione sociale, alla casa , alla scuola, alla mobilità, alla salute, ecc. a meno di non voler tagliare servizi ai cittadini più deboli, privatizzare beni comuni  e svendere i patrimoni comunali.

Abbiamo già evidenziato la piena continuità nei tagli fra Berlusconi e Monti.Con il governo Monti si accentua l’attacco alla democrazia e all’ autonomia: si riduce il fondo di riequilibrio e perequativo in misura corrispondente al maggior gettito IMU (pagheranno i cittadini e soprattutto i più deboli cui viene tassata anche la prima casa e senza una reale progressione patrimoniale) e si impone la tesoreria unica minando definitivamente ogni autonomia finanziari dei comuni.

In questo quadro è assai importante l’iniziativa dell’ ANCI contro il patto di stabilità su cui si sofferma in maniera chiarissima in questa news letter  la compagna Rita Scapinelli e la conseguente delibera di giunta che definisce un indirizzo di non applicazione del patto quando la sua applicazione contrasta con obblighi costituzionali in capo ai Sindaci ed ai Comuni. Un” patto “ contro  il patto di stabilità come deciso dal Forum dei “Comuni per i beni Comuni" tenutosi a Napoli il 28 gennaio scorso: è questo un impegno serio che anche come amministratori del PRC abbiamo voluto definire al forum  e per portare avanti il quale vogliamo contribuire a rendere permanente la rete dei comuni  e i contenuti programmatici definiti proprio a Napoli

Vorrei a questo punto fare una prima riflessione politica sull’attualità: anche negli enti locali si evidenzia la scelta “costituente “ del Governo Monti che è quella di assecondare ed esasperare le politiche selvaggiamente neoliberiste della BCE non solo riducendo drasticamente il reddito reale dei ceti più deboli per effetto del taglio dei servizi ma impedendo  – attraverso l’attacco all’autonomia economica e democratica –ogni possibile ruolo dei Comuni e degli EELL  come motore di possibili processi di sviluppo legati ad ambiente, territorio e beni comuni.  Questa impostazione  ha trovato pieno accoglimento nella carta programmatica definita dal confronto di circa un migliaio di amministratori e di rappresentanti sindacali e di movimento nel forum di Napoli, cui le nostre compagne e i nostri compagni hanno dato un contributo decisivo.

Il primo obiettivo - definito a Napoli – è, infatti, quello di difendere l'esito referendario sull'acqua pubblica lavorando perchè si sollevi l’incostituzionalità dell' art 4 della manovra di Berlusconi di agosto che di fatto rendono obbligatoria per gli EELL la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Va, infatti, denunciata la pericolosità dell’articolo in questione, teso a incentivare con apposite premialità e semplificazioni la privatizzazione dei servizi pubblici locali facendo rivivere tutta la normativa della legge Ronchi, formalmente abrogata col referendum, rendendo assai difficili i processi di costituzione di aziende speciali integralmente pubbliche per la gestione diretta e pubblica dell' acqua -sul modello dalla ABC (Azienda Beni Comuni costituita recentemente dal Comune di Napoli ) - e cioè, di fatto, mettendo in discussione la volontà popolare referendaria, con evidenti profili di incostituzionalità.

Peraltro con l'articolo 4 si toglie anche ogni sostanziale libertà di scelta ai comuni in materia di servizi pubblici locali -libertà sancita con indirizzi chiari dalla normativa europea - costringendo i Comuni a svendere, a qualunque condizione, la quota di maggioranza delle proprie aziende, visti i tempi ristrettissimi previsti e le attuali condizioni di mercato, col solo scopo di fare “cassa “ e senza nessuna valutazione seria e strutturale del rapporto costo-benefici. In particolare,  al comma 1 dell' art. 4 si afferma il principio della liberalizzazione come finalità universale e si limita la gestione pubblica a casi residuali da verificare entro 12 mesi con procedure capestro e punitive; infatti, al comma  14 le società “ in house  affidatarie dirette della gestione dei servizi pubblici locali sono assoggettate al patto di stabilità interno “ con un evidente tentativo  di renderle praticamente impossibili.

La gravità di questa normativa  è confermata e peggiorata dall’ art. 25 del decreto Monti bis,  dove non solo si confermano i processi di privatizzazione a tappe forzate dei servizi pubblici locali, rendendoli più stringenti,  ma si impedisce alle gestioni dirette di ricorrere all' indebitamento per finanziare le spese di investimento, in netto contrasto con l' art 119 della Costituzione. Va inoltre fatto presente che dopo i tagli previsti dal decreto Monti al fondo di riequilibrio e perequazione non è più possibile finanziare i livelli essenziali delle prestazioni sociali e sanitarie nè le funzioni fondamentali dei comuni in violazione di quanto previsto dagli articoli 117,  118 e  119 del Titolo V° della Costituzione .

Ecco il valore della battaglia per sollevare un procedimento di incostituzionalità di queste norme a tutela dei diritti dei cittadini  e dell' autonomia dei Comuni da parte dei  Consigli Regionali e a livello parlamentare e da sostenere nell' iniziativa di lotta dei movimenti per i beni comuni e come rete di “Comuni per i beni comuni”.

Questo è, peraltro, il valore strategico dell' obiettivo, posto dalle conclusioni del Congresso del PRC del dicembre scorso, di lavorare per una costituente dei beni comuni, sapendo coniugare l'iniziativa dei movimenti su questi temi alla battaglia per il lavoro e contro la precarietà.

La nostra caratterizzazione programmatica come PRC e come Federazione della Sinistra nelle prossime elezioni amministrative di maggio deve, insomma, mettere al centro il tema del”patto contro il patto di stabilità “ e dei beni comuni come discriminanti delle nostre liste e delle coalizioni a cui partecipiamo.

Le nostre priorità saranno, infatti, quelle di riaffermare un ruolo attivo dei Comuni e degli EELL contro la crisi, riaffermando l’ autonomia dei comuni e il  loro ruolo di enti di prossimità più vicini ai bisogni dei cittadini; di battersi perché, nonostante la carenza di risorse conseguenti ai tagli governativi, non si riducano i servizi (e non si aumentino le tariffe, almeno per le fasce più deboli) e i livelli di welfare; che si lavori per affermare o consolidare la gestione pubblica dell'acqua e per non privatizzare i servizi pubblici; che si  difenda e si rilanci  la democrazia pretendendo un ruolo fondamentale dei consigli comunali, come espressione democratica dei cittadini, e limitando il ruolo dei Sindaci e delle giunte, anche a legislazione vigente; che si metta al centro della iniziativa dei comuni la pratica della partecipazione diretta dei cittadini, che è poi l’unico modo per  difendere realmente la democrazia, prevedendo nuovi strumenti di partecipazione: forum, laboratori, assemblee popolari, referendum comunali, con meccanismi decisionali soprattutto sulla definizione delle priorità di bilancio e sulle scelte urbanistiche. Al centro dei nostri programmi e del nostro impegno politico ed elettorale  negli  enti locali c’è, insomma,la capacità di coniugare la battaglia per i diritti dei cittadini e le loro condizioni di vita a livello locale con l' iniziativa più generale che stiamo mettendo in campo per battere l'offensiva liberista e padronale contro i lavoratori, i giovani, i pensionati, i precari e costruire un’alternativa di società.

* Responsabile "Enti Locali" PRC

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