di Mario Navari*
La scultura di metri 2,60, commissionata da Benito Mussolini allo sculture fortemarmino Dazzi in memoria del figlio aviatore Bruno, è rimasta dal 1943 ad oggi nei magazzini dell’azienda lapidea versiliese Campo Longhi.
Nessun governo, nessuna amministrazione locale ha avuto la faccia tosta di esporla, salvo il timido tentativo di un sindaco di Forza Nuova bloccato sul nascere (come l’esibizione di un busto del duce sulla scrivania dell’ex sindaco di Pietrasanta e la mostra iconografica sulla famiglia Mussolini ideata da un sindaco di Serravezza) dalle proteste di un popolo che non ha dimenticato l’eroismo dei suoi partigiani e l’orrore delle stragi nazifasciste ed è sempre pronto a difendere la medaglia d’oro assegnata al comune di Stazzema, a nome dei sette comuni.
Si trattava comunque di sindaci di destra. Appartiene invece al Partito Democratico Umberto Buratti, attuale primo cittadino di Forte dei Marmi, che ha deciso di collocare il 25 marzo nell’89° anniversario dell’aereonautica italiana l’immagine “del camerata avviatore” nel bellissimo parco di Villa Bertelli, incaricando del trasporto – per coerenza storico politica o per garantire l’accuratezza del servizio – gli autotrasporti Sicardi, noti per una dichiarata fede fascista manifestata anche recentemente con l’esposizione di vessilli della X Mas sulla pubblica via.
Bruno Mussolini, morto in un incidente di volo nel 1941, aveva partecipato alla conquista dell’Etiopia dove l’aviazione italiana è ancora ricordata per l’uso di gas soffocanti, vescicanti e tossici (vietati dagli accordi internazionali) su civili inermi e per il “ lavoro divertentissimo” di distruzione e sterminio d’interi villaggi eseguito dai fratelli aviatori Bruno e Vittorio Mussolini, consistente, secondo le parole di quest’ultimo, nell’incendiare i tetti di paglia delle case costringendo gli abitanti a “saltare fuori come indemoniati” per finirli con “una bella sventagliata”. Altrettante “eroiche imprese” furono compiute da Bruno Mussolini a fianco della Luftwaffe tedesca in appoggio al dittatore fascista Francisco Franco che onorò Bruno con la Cruz por la Unitad National Espanola. Insomma, una carriere ricca di riconoscimenti e azioni ricostruita oggi, con ricchezza di particolare, da diversi siti di estrema destra e apprezzata da Alessandra Mussolini e dai dirigenti di La destra e Forza nuova che hanno dato la loro adesione e garantito la loro presenza alla cerimonia, quasi contemporaneamente all’annuncio di una democratica e pacifica manifestazione di protesta nello stesso luogo e alla stessa ora organizzata dalla Federazione della Sinistra e dall’Anpi con un comunicato che commenta, con amara ironia, l’iniziativa di Buratti esprimendo il timore che “ nel nuovo programma elettorale si voglia promuovere, per incremento turistico, un gemellaggio culturale con i visitatori di Predappio”.
Intanto sull’apposita pagina Facebook piovevano le adesioni dei partiti del centro sinistra (PD, SEL, IDV) delle associazioni antifasciste, di molti sindaci fra i quali Ettore Neri di Seravezza e Michele Silicani di Stazzema, anche nel suo ruolo di presidente del parco della pace di Sant Anna, del candidato sindaco di Camaiore, Alessandro Del Dotto, di gruppi culturali e sociali anti fascisti, di cittadine e cittadini di tutta Italia.
Sono arrivati anche le dimissioni di Valdemaro Baldi da membro del direttivo della Fondazione Villa Bertelli che insieme ad altri colleghi ha avuto notizia della collocazione della statua nella villa stessa solo dall’invito del sindaco a partecipare.
Una protesta così pronta vasta e qualificata non poteva provocare che lo stop all’iniziativa di Buratti, arrivato quasi puntualmente, ma priva di quel ripensamento che molti si aspettavano. Il sindaco di Forte dei Marmi ha dichiarato di aver dovuto cedere “a una macchina di violenza che si è messa in moto” suscitandogli il timore “di episodi di violenza” ribadendo comunque la giustezza della sua iniziativa che non avrebbe inteso in nessun modo “omaggiare il Duce e la sua famiglia”, ma valorizzare l’opera del conterraneo sculture Dazzi, una promozione culturale insomma che comunque il sindaco intende riproporre.
Una soluzione fortemente compromessa dalle motivazioni che l’hanno determinata come rilevava, nel suo comunicato stampa, la partigiana Didala Ghilarducci presidente dell’Anpi provinciale “resta il rammarico che il cambiamento di programma sia stato indotto non dal riconoscimento della validità delle motivazioni civilmente espresso dalla nostra e da altre associazioni e da molti cittadini di tutta Italia, ma dal timore di azioni di violenza”.
Giustamente preoccupati gli otre 300 iscritti al gruppo face book “Non voglio una statua del Duce a Villa Bertelli” hanno chiesto di non chiudere la pagina e mantenere una attenta vigilanza.
*segretario PRC e portavoce FDS Versilia