di *Loredana Fraleone -

Sembra un'ansia distruttiva e autodistruttiva quella del capitalismo di questa fase, radicale e cieca, basti pensare alla questione ambientale e alla guerra, metodo permanente ormai per regolare i rapporti di forza tra grandi blocchi economici. Le macerie che vediamo costantemente in tv, non di “tutte” le guerre in corso, alludono alla distruzione di quello di cui abbiamo usufruito in Europa dopo la seconda guerra mondiale, il welfare che ne era scaturito. In Italia si aspettava, durante la pandemia, un rilancio o almeno una tenuta dei settori pubblici, come scuola e sanità, pesantemente ridimensionati dalla globalizzazione liberista. La preoccupazione principale dei governi, che si sono succeduti, in continuità con le politiche europee è stata invece la tutela delle imprese, qualunque funzione avessero e garanzia occupazionale dessero. I soldi messi a disposizione dall'Europa, vengono spesi dal governo senza neanche un accenno di riconversione ecologica e allo stesso tempo si riducono le risorse ai soliti noti, mentre si arriva a togliere l'IVA, sulle armi.
Per la scuola la riduzione delle risorse viene giustificata dal calo demografico, che poteva invece essere l'occasione per mettere mano, almeno in parte, ai suoi annosi problemi. Non si modifica la legge che regola la formazione delle classi, cioè il numero degli alunni; non si affronta il problema dell'abbandono scolastico, ulteriormente cresciuto con la pandemia; non si ripristina il medico scolastico, nonostante i problemi di controllo sanitario; non si risolve il problema del precariato, se non per varare concorsi improntati al nozionismo estremo, con quiz che niente hanno a che vedere con cultura e capacità pedagogica dei/delle futuri/e insegnanti; non si mette in discussione il sistema di valutazione nazionale INVALSI, un costoso carrozzone che misura così dette “competenze” avulse dalla capacità di apprendimento; non si rinnova il contratto di lavoro del comparto scaduto da anni; non si mette in discussione l'alternanza scuola/lavoro, nonostante ciò che è successo, ma il ministro più organico a Confindustria di sempre, non fa altro che progettare ogni segmento scolastico, a partire dalle elementari, sempre più finalizzato al rapporto (leggi subordinazione) col mondo del lavoro.
Le conseguenze della guerra, come sempre, cadranno sulla stragrande maggioranza della popolazione e si può solo ipotizzare un peggioramento della situazione, ma la credibilità del governo Draghi, con quella di tutti i partiti che l'appoggiano, è in costante calo e segnali di reazione diventano frequenti, a partire dalla non accettazione della narrazione governativa e dei media sulla guerra.
In molte scuole sono appese bandiere della pace, in alcune iniziative di solidarietà si chiede di avviare trattative, perché nonostante tutto sono i luoghi più inclusivi e dove il sistema di relazioni fa i conti quotidianamente con le diversità.

*Responsabile Scuola Università Ricerca Rifondazione Comunista/SE

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