Con Libera, sui territori
Lavoro, casa, welfare, migranti, sanità, carcere e politiche giovanili i temi trattati da Strada Facendo per «un percorso quotidiano»
di Anna Maria Bruni (Liberazione del 9/02/2010)
E' stato un confronto stringente sul che fare quello che ha chiuso domenica la terza giornata ternana del quarto meeting di "Strada facendo". Sul palco, il segretario del Prc Paolo Ferrero, Nichi Vendola in qualità di presidente della Regione Puglia, la presidente dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti, Livia Turco, Commissioni Affari sociali della Camera, Fabio Granata, Pdl, vicepresidente commissione antimafia della Camera e il sindaco di Terni Leonardo Di Girolamo, coordinati da Roberto Morrione, giornalista e collaboratore di Libera. Sospese le polemiche su alleanze e spostamenti d'assi per le prossime regionali, la politica è stata chiamata a rispondere sulle proposte concrete avanzate e a questo si è attenuta. Sano bagno di realtà quindi sull'urgenza indicata dalle sintesi dei sette gruppi di lavoro che per tutto il sabato hanno discusso problemi e proposte, tradotte nella Carta di Temi (reperibile su www.libera.it) e su cui continuare il percorso. Lavoro, casa, welfare, migranti, sanità, carcere, politiche giovanili, questi i temi. Dai quali, al di là delle specificità, è emerso un minimo comune denominatore: rilanciare il conflitto sociale a tutto campo, lavorando a macchia d'olio alla diffusione di una rinnovata cultura del bene comune, della comunità, del pubblico. "Conflitto", che Paolo Ferrero ha rilanciato nella necessità di costruire un movimento di massa capace di proporre la riconversione sociale e ambientale dell'economia attraverso "l'intervento pubblico", contro la precarizzazione dilagante, che fa il paio con l'affermarsi di una società autoritaria. In sintonia con la denuncia del segretario della Fiom Rinaldini sulla democrazia sindacale, sul quale la Fiom avvia in questi giorni la raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare, il segretario di Rifondazione ha coniuagato fra gli applausi lo scandalo di «lavoratori che non possono decidere sui loro contratti», con quello di «migranti che non hanno diritto di voto nel paese dove invece sono lavoratori come tutti gli altri». Più democrazia quindi, che passa per la ricostruzione dell'unità del mondo del lavoro. Riprendendo in pieno le sintesi, Ferrero ha annunciato due referendum: abrogazione della Legge 30 ed estensione degli ammorrizzatori sociali. E la proposta di sedimentare il lavoro di Strada facendo sui territori, intrecciando percorsi di lotta, costruendo iniziative comuni, facendone un "percorso quotidiano". E disobbedienza è quella che annuncia Nichi Vendola, da presidente di Regione. Al governo che impugna la legge regionale che sbarra la strada al nucleare, e quella sulla tutela dei migranti. Due fra le azioni concrete messe in campo per ricostruire un'idea di futuro, e che dicono che questo modello economico e sociale è giunto al capolinea, e che Lorenzetti, altra presidente di Regione, sposta sulla necessità di un grande scatto culturale, per ricostruire quel senso di comunità che la crisi ha fatto traballare anche in questa Regione. Dunque stop alla cultura e quindi agli smottamenti politici in senso liberista, cui anche l'Umbria ha aperto le porte, si potrebbe tradurre. Vedremo. Anche Livia Turco ruba un applauso quando invita alla battaglia per sbaraccare la Bossi-Fini con tutto il bagaglio di iniquità che ha provocato. Dobbiamo imporre al governo, dice, di recepire la direttiva europea che prevede sanzioni per l'utilizzo del lavoro nero, e sbarrare la strada al reato di clandestinità, per l'estensione della regolarizzazione a tutti i lavoratori migranti, contro il permesso a punti, per il diritto all'istruzione. Fabio Granata aggiunge un di più che non passa inosservato: i bambini nati in Italia sono italiani dalla nascita, dice, raccogliendo l'applauso ringhioso della sala, per quello che dovrebbe essere un pleonasmo. Non solo, ma anche di un «supplemento di libertà di coscienza col quale, in disaccordo con lo schieramento di cui fa parte, ritiene necessaria una battaglia per cancellate norme vergognose, come l'emendamento sciagurato che riconsegnerebbe i beni confiscati alle mafie, per rimettere a tema la cittadinanza attiva, come partecipazione e responsabilità comuni. Molte le battaglie in campo, quindi, che la Carta di Terni sintetizza e che Lucio Babolin, presidente di Cnca, primo dei due interventi di chiusura, invita a tradurre sul territorio per una forte inversione di strategia, dice, guardando con preoccupazione anche a tante presenze e strutture che stanno morendo nei territori. Non c'è tempo da perdere, ma ce n'è molto da guadagnare aprendo una stagione di conflitto sociale vero, perché la Carta si traduca in carne, dice Don Ciotti, pensando alla Costituzione. Una possibilità concreta, dice Paolo Perrero a margine dell'iniziativa, solo attraverso la pressione esercitata da un forte movimento, di cui anche le Istituzioni più a sinistra non potranno fare a meno.