di Paolo Ferrero (Liberazione del 24 febbraio 2011)

Il Cantiere che si apre oggi a Napoli organizzato dal Comitato “il welfare non è un lusso” è assai importante. In primo luogo per le associazioni e le realtà che coinvolge. Si tratta di uno spaccato di chi oggi concretamente sta facendo il lavoro sociale nel cosiddetto settore del pubblico non statale con una impostazione che punta all’emancipazione dei soggetti più deboli. Si tratta di un condensato di intelligenze, di intellettualità che opera sul territorio praticando l’assistenza alle persone con la ricostruzione dei legami sociali. Una intellettualità diffusa il cui lavoro è una risorsa decisiva per il paese e per una sua trasformazione. Una intellettualità che conosce il paese e che trasforma in volti e in percorsi di vita quella realtà che sovente siamo abituati a trattare come freddi numeri di statistiche. In secondo luogo perché l’attacco del governo al settore dei servizi sociali è pesantissimo. Il governo sta tagliando le risorse in modo clamoroso. Con il governo Prodi eravamo riusciti a portare il Fondo delle politiche sociali ad un cifra vicina al miliardo di euro. Adesso siamo a poco più di 200 milioni. Con il governo prodi avevamo dato vita al Fondo per la non autosufficienze stavamo costruendo i LIVEAS. Il governo Berlusconi ha sostanzialmente azzerato il fondo. L’operazione del governo non è solo quantitativa, è qualitativa: si tagliano i soldi per i servizi pubblici, si mantengono unicamente i trasferimenti monetari alle persone e si apre così uno spazio per i servizi privati. Al posto dei diritti di cittadinanza abbiamo da un lato la costruzione di un mercato privato destinato alle famiglie più abbienti e dall’altra la costruzione del terreno della marginalità e dell’esclusione che sovente ha nel carcere l’unica superficie di contatto con lo stato. In terzo luogo perché il cantiere di Napoli porrà la centralità politica della questione del welfare. Si tratta di un compito difficilissimo. Tutto il settore pubblico del lavoro sociale, della cura, dell’assistenza, non assume mai la dignità di un problema politico. Rimane sempre confinato nel limbo dell’assistenza, una specie di propaggine della famiglia abitato da persone caritatevoli – di cui molte donne - che si occupano dei “marginali”. Uno spazio che non riguarda le “persone normali” ma i “drop out”, in cui gli stessi operatori sono destinati a divenire “drop out”. Il cantiere di Napoli rifiuta questa ghettizzazione e rivendica fino in fondo che la civiltà di un paese si misura da come vengono trattati coloro che – in un determinato momento della propria vita – non ce la fanno da soli. Il cantiere di Napoli è importante perché dirà che quella sociale non è una spesa ma un investimento. Per tutti questi motivi ringraziamo gli organizzatori di questo appuntamento.

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