di Anna Maria Bruni

Prima vittoria per il Comitato Articolo 33 di Bologna. Dopo due mesi di attesa, il Comitato dei garanti del comune ha dato il via libera alla consultazione popolare sulla destinazione dei finanziamenti comunali per la scuole d'infanzia. Il quesito giudicato ammissibile chiederà ai bolognesi se ritengono che i finanziamenti debbano essere destinati alle scuole pubbliche o a quelle private.
Il Comitato dei garanti ha deciso a maggioranza sul quesito referendario approvato. Un unico voto contrario, quello del giurista Antonio Carullo, che si schierò contro anche nel primo tentativo presentato poco più di un anno fa. In quell'occasione però mancava il consiglio comunale a seguito del commissariamento della città, ma successivamente al ricorso dei referendari i quesiti furono giudicati inammissibili.

Il Comitato non ha mollato la presa, anche perché nel frattempo i tagli alla scuola pubblica hanno dato come drammatico risultato che alle iscrizioni della primavera scorsa, per 465 bambini non c'era posto.
Un fatto inammissibile in una città, in una regione, che ha una storia di avanguardia in fatto di scuola d'infanzia. Non per niente il Comitato ha raccolto l'adesione di tutta la società civile. Non solo genitori, ma docenti, precari, studenti, tanti cittadini, sindacati e associazioni. Ed è su questo che contano ora per raccogliere in tre mesi le 9mila firme necessarie per arrivare all'indizione del referendum consultivo.
Significativo il timing con cui in consiglio è stato approvato nello stesso giorno il rinnovo della convenzione alle scuole paritarie, scelta che ha spaccato la maggioranza producendo l'alleanza tra Pd, Pdl e Lega, l'astensione di Sel e il dileguamento dall'aula dell'Idv al momento del voto. Unico voto contrario quello del movimento 5 stelle.
Non sorprende invece la reazione della Curia, che a Bologna gestisce gran parte delle scuole private. Per bocca del vicario Monsignor Giovanni Silvagni, si legge sul sito del Corriere bolognese, sostiene che «chi firma fa ideologia», e si domanda sorprendentemente «perché si discriminano le scuole private e non la sanità?». «Quel che svolge un interesse pubblico - continua Monsignor Silvagni - è pubblico, anche se è di iniziativa privata. Paesi più laici del nostro lo hanno capito, noi siamo ancora indietro». Ma non il Pd a giudicare dal voto, e il segretario Donini ci tiene a sottolinearlo, dichiarando il sostegno del suo partito a concedere finanziamenti alle private, perché in questo modo si darebbe sicurezza di un «posto alla materna a 1.736 bambini», mentre se quel milione fosse dato alle scuole comunali i soldi «basterebbero per circa 150 bambini», sostiene, glissando così sui posti di lavoro persi. Strano come sia facile chiedere soldi ai cittadini per servizi che li riguardano, come lo stesso contributo volontario ormai ordinario nelle scuole, e come sia ovvio non prendere neanche in considerazione di bussare in Vaticano. Il primo passo comunque è fatto, ed è inutile dire che potrebbe fare... scuola.

 

il manifesto (25 luglio 2012)

 

 

 

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