di Graziella Mascia

Caro Nichi,
leggo su La Repubblica di oggi, 4 settembre, che alla festa del PD di Reggio Emilia, hai proposto di candidare Prodi al Quirinale, come riparazione per aver fatto cadere il suo governo. Sono sconcertata e addolorata. Si tratta, scrive il giornalista, di una replica alle accuse di Renzi, ma questo mi appare ancora più grave. In due battute, in una polemica che certo non appassiona le centinaia di migliaia di giovani senza lavoro e senza prospettiva, o quelli che devono scegliere se fare la spesa o pagare le bollette, hai liquidato un pezzo della nostra storia e della storia della sinistra.
La scelta di votare contro il governo Prodi, nel 1998, come ricorderai, è stato l’esito sofferto di travagli interni al Partito della Rifondazione Comunista di allora e di confronti in Parlamento e con gli altri partiti del centro sinistra. Discussioni aspre, ma impegnate e serie.


La questione dirimente era l’Europa che si stava costruendo, quando già, a nostro avviso, prendevano piede le conseguenze del trattato di Maastricht, del 1992. In Francia governavano le sinistre e si fece la legge sulle 35 ore. Noi di Rifondazione pensavamo che in un rapporto stretto con le sinistre francesi si poteva provare a cambiare il corso delle politiche liberiste di cui oggi paghiamo drammaticamente le conseguenze. Prodi e i partiti del centro sinistra scelsero l’altra strada e noi ci siamo assunti la responsabilità di votare contro la sua finanziaria.

Naturalmente tutti possono cambiare idea, e, dopo tanti anni, è del tutto legittimo, da parte tua, sostenere che fu un errore, ma non si può fare in questo modo. Non ho bisogno di ricordare proprio a te il travaglio di compagne e compagni, i dubbi e le angosce di tutti noi, di Fausto per primo. Fino alla rottura di Armando Cossutta e la scissione di una parte significativa di compagni/e. Tuttavia, come sai, non abbiamo mai smesso di tornare su quelle riflessioni e su quella decisione. Diverse volte abbiamo avuto occasione di verificare che avevamo colto nel segno, nell’analisi e nella strategia del Partito.

Sull’analisi non c’è bisogno di tornare: basta guardare l’Europa di oggi, che è esattamente il frutto di quei trattati e di quelle politiche, per verificare semplicemente e drammaticamente le condizioni in cui vivono milioni di lavoratrici e lavoratori, il lavoro e i diritti che vengono smantellati ogni giorno, la democrazia che non c’è più, le speranze stesse che sono state cancellate.

A proposito del ruolo di Rifondazione, allo stesso modo, potrei rimandare alla realtà dell’Europa e a alla sostanziale omologazione dei partiti socialisti e socialdemocratici, per non parlare del centro-sinistra italiano che, contemporaneamente, ha votato le peggiori cose in materia di lavoro, pensioni, tasse, e ha dato un contributo non da poco a ridurre al lumicino il ruolo del parlamento e la credibilità dei partiti. Ma credo utile tornare alla scelta di autonomia della Rifondazione di allora, per sottolineare che senza quella decisione non saremmo andati a Porto Alegre, a Praga, a Nizza, a Genova nel 2001. Non saremmo stati parte di quel movimento mondiale che ancora andrebbe considerato per la ricchezza di analisi e proposte che è riuscito a seminare. Una storia faticosa, difficile, ma di cui bisognerebbe avere nostalgia, e non voglia di rimozione. In ogni caso, senza quel percorso, non saremmo neanche arrivati a costruire il famoso programma di 280 pagine per dar vita al governo Prodi del 2006, su cui a volte si sprecano commenti, ma che fu davvero, quello, il frutto di un lavoro partecipato. Tant’è che i suoi contenuti, guardando la situazione dell’oggi, sarebbero un sogno per qualsiasi sinistra. Ci abbiamo provato sul serio, a costruire un’alternativa, misurandoci anche con l’esperienza di governo, ma abbiamo perso.

E’ possibile liquidare un percorso così ricco, nel bene e nel male, con una replica a Renzi?

Caro Nichi,

come sai, dopo il congresso di Chianciano e dopo l’ultima rottura di Rifondazione, personalmente ho scelto di non partecipare alla costruzione di un altro partito. Ho pensato che ci si dovesse dare più tempo per studiare, sperimentare, approfondire. Così, con altri/e compagni e compagne abbiamo dato vita ad una associazione e proviamo, in modo diverso, a mettere a disposizione di tutti saperi, esperienze, e le nostre relazioni internazionali, convinti che l’Europa sia il campo di intervento indispensabile per chiunque voglia contribuire alla cultura e alla civiltà del Paese. E’ solo un piccolo contributo all’esigenza di costruire una sinistra vera, obiettivo che avevamo condiviso insieme, ma è una grande esperienza di relazioni sociali ed umane, che mi convincono sempre più che si può ricostruire un futuro, proprio perché c’è un mondo straordinario  di realtà sociali e culturali, fatto di competenze e generosità, che sopravvive al disfacimento del welfare.

Tuttavia, ho seguito con grande solidarietà l’esperienza di Sinistra Ecologia e Libertà, anche nei passaggi più delicati. Non ho condiviso per nulla il salto politico che avete compiuto, sostenendo il sistema maggioritario e la strategia governista, e non posso certo essere d’accordo sull’accordo strategico con il PD. Ma ho sempre seguito con rispetto e curiosità le vostre discussioni, alla ricerca di quei contenuti discriminanti che possano testimoniare che ancora ci state provando, a costruire la sinistra. Non è solo l’affetto personale che mi lega a te, come a molti compagni. E’ il bisogno di credere che i nostri percorsi comuni ancora possono seminare da tante parti.

Perciò, quelle due parole da te pronunciate sono state così dolorose, caro Nichi. Non solo, con due parole, hai preso le distanze da quella storia comune, ma ti sei appropriato dei nostri vissuti collettivi senza chiedere il permesso. Io non ho nulla da riparare verso Prodi e il suo governo, e credo, invece, che se qualcuno deve riflettere sulle occasioni mancate siano proprio i compagni del centro sinistra con cui vi candidate a governare.

Con l’affetto di sempre.

 

paneacqua.info

 

 

 

 

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