di Laura Maragnani

Il leader del Prc spiega la spending review in casa comunista e chiama a raccolta gli anti Monti.
«Questo Paese ha bisogno di una sinistra di buon senso»: Paolo Ferrero, 52 anni, segretario di Rifondazione («1500 circoli») per l’autunno si è dato un obiettivo da niente: rimettere in piedi la sinistra. Corteggia Fiom, Sel, Idv. Cinguetta con il gruppo Alba sui beni comuni. Assicura: «La sinistra sta rinascendo non solo in Francia e in Grecia ma anche in Italia, grazie alle nostre proposte».
Quali?
No al fiscal compact, patrimoniale sopra il milione di euro, niente Imu sulla prima casa. Tetto di 5 mila euro per pensioni, stipendi di parlamentari e manager pubblici. Salario sociale ai disoccupati. Riassetto del territorio. Lavoro per i giovani.


E con quali soldi, scusi?
Possiamo dire basta alla Tav, ai bombardier e alla guerra in Afghanistan. E poi trasformare la Cassa depositi e prestiti in una banca pubblica per finanziare le piccole imprese strozzate dalla crisi e dalle politiche di Mario Monti.
Ma c’è una sinistra che le vota: il Pd.
Il Pd non è più di sinistra. E io dico a Nichi Vendola: lascialo perdere, punta a un’alleanza con noi.
E Beppe Grillo?
Grillo dice molti vaffa…, ma non capisco che proposte fa.
Antonio Di Pietro lo chiamerebbe, anche se non è di sinistra?
Certo. Mica dobbiamo venire tutti dalla stessa cultura politica. Apriamo un percorso costituente, dal basso, una testa un voto.
Nuova bandiera, nuovi elettori?
Serve rimotivare la gente di sinistra che non ha più tessere di partito.
Costano troppo?
Noi non abbiamo finanziamenti pubblici e stiamo attenti al centesimo. Abbiamo venduto sedi, chiesto la cassa integrazione, tagliato stipendi.
Anche il suo?
Certo. C’è crisi, sono diventato segretario part-time.

 

da Panorama

 

 

 

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