di Giuliano Pennacchio
Un’assemblea operaia, promossa dalla FIOM per ripartire dopo le menzogne sul piano Fabbrica Italia di Sergio Marchionne. Al Gian Battista Vico a luglio 2013 scade la cassa integrazione per quei lavoratori, più di duemila, che non sono stati assorbiti nella Newco. La rabbia taglia l’aria. Franco Percuoco delegato FIOM è estremamente chiaro: è in ballo il futuro di migliaia di famiglie e di una intera comunità. Non c’è più tempo: occorre una proposta che garantisca tutti i quattromila lavoratori della FIAT di Pomigliano (i duemila che stanno in fabbrica e gli altri che restano oggi fuori) per ricostruire l’unità e per poter mantenere il posto di lavoro.
Ridurre l’orario, far partire i contratti di solidarietà, ridistribuire il lavoro in tempo di crisi, così come stanno facendo alla Wolkswagen, è questa la ricetta di buon senso che i vertici della FIOM offrono anche alle altre forze sindacali. Il governo Monti non se la potrà cavare solo appellandosi alla libertà d’impresa. Si sono lasciate libere le mani alle imprese per troppi anni; alla FIAT si è permesso di delocalizzare le attività senza nessun vincolo, dopo aver utilizzato cospicui finanziamenti pubblici a perdere.
La storia del padronato italiano un po’ straccione ed indisponibile ad un qualsiasi rischio dei propri capitali si ripete: il piano Fabbrica Italia è una evidente riprova; Andrea Amendola, segretario regionale FIOM, lo denuncia con chiarezza e si spinge oltre: occorre cambiare un quadro generale per ricostruire rapporti di forza più favorevoli ai lavoratori.
In tal senso un forte impegno dovrà essere profuso per la raccolta di firme per i quesiti referendari che chiedono l’abolizione dell’articolo 8 imposto in finanziaria dall’allora ministro Sacconi (confermato dalla ministro Fornero) che consente in qualsiasi azienda, di derogare i contratti collettivi nazionali e il ripristino del vecchio articolo 18 sulla reintegra al posto di lavoro per licenziamento senza giusta causa. La battaglia degli operai di Pomigliano passerà anche attraverso il ripristino dei diritti e al Gian Battista Vico, molto presto, si costituirà il Comitato per i due referendum sul lavoro.
La tensione sale. Viene deciso di organizzare un corteo per le strade della città e subito viene contestato un ex consigliere regionale del PD che era lì.
I lavoratori si dirigono al Comune. La giunta di centro – destra, che ha sponsorizzato il Piano Italia di Sergio Marchionne si barrica nella casa comunale; accorre la polizia. Il corteo si sposta, allora, sotto la sede della UIL, un sindacato ‘amico’ di Marchionne; partono alcune uova che colpiscono la sede sindacale. La protesta si conclude con un blocco stradale fuori la zona industriale.
Tante faccia nuove di lavoratori non iscritti a nessun sindacato, tanti giovani e la consapevolezza che la lotta sarà dura. A Roma, a Roma, è la richiesta che sale dal corteo. FIAT, ALENIA, ILVA, ALCOA il governo Monti non potrà più sfuggire alle sue responsabilità.