di Luca Sappino

I primi a salire sul palco della festa dell’Italia dei Valori, nel secondo giorno del weekend lungo di Vasto, sono 6 operai Alcoa, con i loro elmetti calcati in testa e le orgogliose bandiere con i quattro mori cucite sulle maglie.
L’applauso è stato lunghissimo: qualcuno si è alzato in piedi. Un lapsus aveva preannunciato questa giornata. Nell’intervento del giorno prima, durante il dibattito con Vendola, Parisi e Quagliariello sulla riforma elettorale, a Di Pietro era sfuggita storpiata la formula magica con cui è solito piantare i paletti politici dei suoi discorsi: «Noi dell’Italia dei Lavori...».

Se il primo giorno della festa di Vasto è stato il giorno della politica, della foto che si fa o non si fa, di Bersani assente ma sempre nominato, ieri è stata invece la giornata della passione, del pia- no B di Di Pietro - se vogliamo - e di Maurizio Zipponi, responsabile del settore lavoro dell’Idv con un passato in Fiom e in Rifondazione Comunista, l’autore - per usare le parole di Vendola - «dell’inversione a U di Di Pietro sui temi sociali e del lavoro», e ragione del lapsus.
L’altro indizio era il Pellizza da Volpedo reloaded. Sul palco della festa, e sui manifesti della promozione, c’è un Quarto Stato rivisitato, contemporaneo, con Di Pietro a guidare l’avanzata, solo e enorme per esigenze di prospettiva. Sotto la gigantografia sono saliti, ieri, nella stessa giornata, il segretario della Fiom, Maurizio Landini, il suo predecessore Gianni Rinaldini, Paolo Ferrero, Angelo Bonelli e Sergio Cofferati.
Piano B, dicevamo. Quello che scopre le carte prima di tutti è Paolo Ferrero: «Nichi, smettiamo di inseguire Bersani con il cappello in mano», ha detto rivolgendosi a Vendola. «Nichi non aspettare più: ormai è chiaro, il Pd vuole mettere un treno più bello sullo stesso binario percorso da Monti. Noi invece dobbiamo costruire un nuovo binario». Nichi però non c’è. E non sembra un caso: non si fa peccato a pensare che sia anche per sfuggire al doppione, in alta risoluzione, della foto del Palazzaccio, quella scattata alla presentazione dei referendum anti-Fornero, colpevole di ricordare a molti i litigi del Governo Prodi, anche senza Pd. Vendola a Vasto c’è venuto, ha riportato la sua barra saldamente a sinistra, ha escluso ogni rapporto con Casini, ha messo in dubbio «se non si capovolge l’agenda Monti» l’alleanza con il Pd (a proposito: quanto conta, nel cambio di passo vendoliano, il rapporto da recuperare con Landini, improvvisamente freddino e visibilmente più vicino a Di Pietro?), ma per la foto non è ancora il momento.
Come Vendola anche Di Pietro non sale sul palco, si fa sostituire, ma resta attento in prima fila. D’altronde sempre di un piano B si tratta, il piano A resta anche per Di Pietro resta la foto di Vasto originale, l’alleanza col Pd. Angelo Bonelli capisce il problema e lo tran- quillizza: «Hanno detto che eravamo brutti e cattivi. Brutti può anche essere, ma cattivi no e la gente lo sa». Poi, rispetto a Ferrero, media: «Credo ancora in un polo comune, anche se come Paolo non rinuncio a dire al Pd: Stai fa- cendo una stronzata», testuale, riferito all’agenda Monti.
“La coalizione degli alternativi” più volte evocata da Di Pietro, prende dunque corpo. E Grillo non c’entra nulla. L’impressione è quella che, nell’attesa di capire quali frutti darà il lavoro di Vendola - l’attività di pontiere, tra Pd e Idv, svolta dal leader di Sel- si facciano intanto le prove generali. Alla base di tutto c’è la creatura di Zipponi, l’asse Fiom-Idv: l’Italia dei Lavori, il lapsus. Landini dà le coordinate: «Dicono che la Fiom sta facendo la resistenza. Non è vero, non solo, almeno: noi pensiamo ad un altro modello di sviluppo e di Paese». Rinaldini certifica e, quando in collegamento a In Onda, su La7, David Parenzo gli chiede degli inviti alle feste del Pd che non arrivano più, dice: «Io qui sono a casa». La domanda era un’altra, ma non fa nulla.

 

Pubblico 23 settembre 2012

 

 

 

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