di lettera43.it

Per la terza volta in una settimana, migliaia di persone hanno invaso plaza de Neptuno di Madrid, per protestare contro le drastiche misure anti-crisi, varate dal governo spagnolo del conservatore Mariano Rajoy.
La sera del 29 settembre, migliaia di dimostranti hanno impugnato i cartelli con le scritte 'no', 'dimissioni', 'licenziatevi', separati dalla forze di polizia da una serie di transenne, a pochi passi dalle Cortes, il Parlamento spagnolo, e del museo del Prado.
GLI SCONTRI DEL 25 SETTEMBRE. Dopo i disordini del 25 settembre, la manifestazione è stata nuovamente convocata dagli indignados del movimento 25-S: la data dalla prima delle tre manifestazioni di questo mese, con gli scontri, le cariche della polizia, una quarantina di arresti e una cinquantina di feriti.


La polizia è intervenuta per disperdere alcuni manifestanti, e ha formato dei blocchi per impedire l'accesso al palazzo del parlamento.
La tensione è salita sul finire della manifestazione. Tra gli agenti e gli indignados ci sarebbero stati tafferugli e, secondo El Mundo on line, almeno un ferito.
I problemi sono iniziati quando i manifestanti hanno iniziato a tirare bottiglie e vari oggetti contro la polizia che, manganelli alla mano, tentava di farli sgombrare.
PROTESTE IN PORTOGALLO. Nella stessa giornata, in Portogallo migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Lisbona, contro i tagli del governo ostaggio della Troika (i controllori dell'Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale). Entrambe le manifestazioni di massa sono state pacifiche.
La tensione, in Spagna, resta alta (guarda la photogallery delle proteste a Madrid e Lisbona), all'indomani del varo in Parlamento, il 28 settembre, della legge finanziaria che ha messo in cantiere tagli di spesa per 40 miliardi di euro: salari dei dipendenti pubblici congelati e sussidi di disoccupazione decurtati, per un bilancio della famiglia reale decurtato di circa il 4%.
FINANZIARIA AD ALTA TENSIONE. Anche per risanare il sistema bancario iberico, nel 2013 il debito pubblico volerà al 90% del prodotto interno lordo (Pil) e il rapporto deficit-pil si assesterà su un pesantissimo 7,4%.
I tagli alla spesa pubblica arrivano in un momento drammatico: nel Paese il tasso di disoccupazione sfiora il 25% della popolazione attiva, uno spagnolo su quattro. Ma anche nel Portogallo schiacciato dai debiti con la Troika la situazione è disastrosa: con un tasso di senza lavoro al 15,2% (che per i giovani sale al 36,5%), la recessione di Lisbona sembra senza via d'uscita.
LISBONA SI RIBELLA. I sindacati portoghesi hanno annunciato uno sciopero generale, in programma già la prossima settimana. Nella capitale, il leader della Cgtp Armenio Carlos ha preso la parola di fronte a migliaia di manifestanti in piazza Terreiro do Paco, mentre il corteo continuava a scendere la Rua de Ouro con striscioni anticrisi.
«Non accetteremo misure che ridurranno di un solo centesimo salari e pensioni. Deve essere il capitale a pagare, i lavoratori non sono più le galline dalle uova d'oro», ha ammonito Carlos.

 

 

 

 

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