di Alfonso Gianni

Si conclusa poco fa la assemblea nazionale di “Cambiare si può”. Teatro Vittoria ovviamente strapieno e insufficiente a contenere le persone, mentre all’esterno funzionava solo l’amplificazione e non il video per la pioggia. Un’assemblea vera, ottimo clima, dove hanno parlato 50 persone, compresi relatore iniziale e finale, con interventi di circa 7/8 minuti ciascuno, dove sono emerse anche le difficoltà e le perplessità in merito alla ipotesi di presentazione di una lista autonoma alle prossime elezioni del 2013.
Né poteva essere diverso data la ristrettezza dei tempi, la complessità della prova e la stessa incertezza sulla legge elettorale. La breve mozione finale approvata all’unanimità riflette gli umori dell’assemblea che si riconvoca entro la fine di dicembre sulla base degli esiti di incontri e assemblee locali che si terranno il 14 e il 15 dicembre.

 Le tematiche più trattate sono state quella del lavoro, a partire dal videomessaggio di Luciano Gallino su un piano del lavoro modello new deal, della rinegoziazione dei trattati europei, a partire dal rifiuto del fiscal compact, della esigenza di dare vita a una nuova esperienza politica collettiva. Si potrebbe dire un vero cantiere della sinistra che avanza contenuti di critica radicale al modello esistente e cerca di tracciare un percorso di uscita dalla crisi antitetico al neoliberismo nelle sue varie versioni. Presenti i movimenti, dalla No Tav al No dal Molin, dalla rete della conoscenza a chi ha dato vita alle lotte studentesche di queste ultime settimane. Molto seguiti gli interventi dell’operaio di Pomigliano e quello dell’Ilva, entrambi Fiom. La critica alla carta di intenti che è alla base della coalizione dei progressisti e dei democratici è stata netta e allo stesso tempo costruttiva. Significativo ma più sfumato rispetto alla prospettiva della costruzione di una lista l’intervento di De Magistris, mentre molto netto e autorevole quello di Antonio Ingroia che ha dichiarato la propria internità al progetto. Insomma una giornata di buona politica, animata da chi non si rassegna a dare per scontato il quadro politico che si profila, né ad affidare il ruolo di opposizione nelle aule parlamentari solo al populismo grillino e che allo stesso tempo non perde di vista la durezza e la difficoltà della situazione. L’impegno nelle prossime ore prosegue nella raccolta delle firme per i referendum sul lavoro, per i quali bisogna largamente superare il mezzo milione di firme entro la fine di Dicembre.

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