di Luca Fazio
Umberto Ambrosoli vince le primarie del centrosinistra ma per battere le destre non potrà più fare a meno di Andrea Di Stefano e di Alessandra Kustermann che hanno ottenuto un risultato davvero eccezionale MILANO. Ha vinto chi doveva vincere, l’avvocato Umberto Ambrosoli, anche perché in Lombardia, laddove era più forte la macchina organizzativa del Pd, non c’era partita. Ma l’affermazione dei due sfidanti, Andrea Di Stefano e Alessandra Kustermann, ha del clamoroso, perché il primo era sostenuto solo dal Prc e perché la seconda si è candidata sostanzialmente da sola, anzi addirittura osteggiata dal suo partito, il Pd.
Intorno alle 22 di ieri sera le percentuali dicevano 58% Umberto Ambrosoli, 23% Andrea Di Stefano e 19% Alessandra Kustermann.
Ma, al di là del lato lombardo, la vera partita politica di queste primarie si è giocata tutta a Milano, dove ha votato quasi la metà degli oltre 130 mila elettori lombardi che si sono recati ai seggi. E sicuramente i dati disaggregati del capoluogo lombardo (usciti troppo tardi per darne conto sul nostro giornale) dicono che i due candidati «perdenti» si sono ulteriormente avvicinati a quello che era il vincitore predestinato. E il voto di Milano peserà non poco negli assetti della nuova squadra che il prossimo febbraio dovrà sfidare il centrodestra per conquistare il Palazzo della Regione.
Di questo, già oggi, parleranno i tre candidati guardandosi negli occhi. Il vincitore, a caldo, ha confermato la sua intenzione di lavorare «tutti insieme», anche perché a questo punto non potrà fare diversamente. E lo si capisce dalle prime dichiarazioni di Andrea Di Stefano, il quale dopo i complimenti di rito ha già lasciato intendere che quel suo 22% (e più a Milano) dovrà pesare non poco nell’elaborazione del programma. «Penso che sia un ottimo risultato – ha dichiarato a Radio Popolare, che ieri si è trasformata in una specie di Viminale, ma più efficiente – nonostante i lombardi siano andati a votare con un tempo folle. Adesso questo risultato lo faremo pesare in termini programmatici nella competizione con il centrodestra che non sarà facile. Non si tratta solo di parole, bisogna mettersi d’accordo nella sostanza. Va bene dire tutti insieme, ma bisogna dire per fare cosa».
Insomma, nonostante tutto i cittadini lombardi ci hanno creduto ancora una volta. Soprattutto i milanesi. Soprattutto quelli di una certa età. I «giovani», come al solito, anche questa volta non sono andati a votare. L’asticella della partecipazione comunque si è fermata ben oltre quota centomila, un buon risultato. Non tutti se lo aspettavano e forse non si poteva chiedere di più allo sfilacciato «popolo» della sinistra chiamato ancora una volta a compiere un atto di fede nei confronti di una politica che non riesce a trovare altri sbocchi se non quelli offerti dagli stessi partiti che troppe volte hanno deluso. La realtà, il segreto, è che mai come in queste primarie i candidati sono stati percepiti come sufficientemente autonomi dai partiti, perché più forti e credibili di ogni segreteria.
Grazie alla loro storia, che parla da sola. Umberto Ambrosoli, il relativamente giovane avvocato, forse troppo moderato, ma che nel tempo ha saputo accreditarsi come il paladino della legalità e della moralità dentro e fuori dal Palazzo, una figura senza alcun dubbio più forte e credibile di tutta la segreteria del Pd messa insieme, che infatti lo ha appoggiato ma senza poter strafare. Andrea Di Stefano, «il professore» della sinistra radicale moderna, la vera sorpresa di queste primarie lombarde, mai velleitario, preciso come un orologio svizzero e sempre competente ai limiti della secchionaggine, sostenuto dal Prc con intelligenza e discrezione, cioé con la consapevolezza che questa volta era necessario mettersi a disposizione di un candidato così «nuovo» e forte che sembra quasi caduto dal cielo. E poi Alessandra Kustermann, una donna tosta, motivata e piena di energia orientata senza alcun timore a sinistra, laica, paladina della scuola e della sanità pubblica.
Se sapranno davvero lavorare insieme, questa è una squadra che potrebbe giocare per vincere la partita più importante. Il bello, adesso, o il difficile, sarà riuscire a dare concretezza a quel 42% di cittadini (Di Stefano più Kustermann) che ha espresso chiaramente il desiderio di battere la destra con un centrosinistra spostato a sinistra. Un fatto inedito, una lezione che non è certo affare dei soli cittadini lombardi.
AMBROSOLI: 57,6%
L’avvocato Umberto Ambrosoli ha vinto le primarie lombarde ma non le ha stravinte. E’ stato appoggiato dal Pd e da una parte di Sel oltre che dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia
DI STEFANO: 23,2%
Il risultato di Andrea Di Stefano va ben oltre quell’area frammentata della sinistra diffusa che lo ha sostenuto. Adesso nessuno potrà rinunciare a confrontarsi con lui e con le sue idee «radicali»
KUSTERMANN: 19,1%
La battagliera ginecologa Alessandra Kustermann può essere più che soddisfatta visto che non era appoggiata da nessun partito, neppure dal suo Pd. Può diventare un ottimo assessore alla sanità.
il manifesto 16.12.2012