di Lidia Menapace
Non è un caso che alle manovre inique sul mercato del lavoro si aggiungano colpi intesi a cancellare lo stato sociale (che già quasi non esiste più): di questa decisione bisogna dare anche una lettura di genere.
Lo stato sociale, una invenzione europea, è la forma di stato più avanzato, il massimo di socialità statuale che si possa avere nel capitalismo. E' fondato sull'idea che i bisogni storicamente emersi diventano diritti, e come tali vengono realizzati universalmente: sono il lavoro, la salute, la scuola ecc.ecc. Diventano diritti comuni. Sono caratterizzati dall'universalità e debbono essere alimentati col fisco. Obbligano a una struttura della spesa pubblica e del bilancio dello stato che privilegi i bisogni-diritti dei cittadini/e e non la guerra ecc.
L'Europa del capitalismo in crisi cambia priorità e lede l'autonomia degli ordinamenti nazionali, come si è visto. Draghi dichiara che lo stato sociale non può continuare e nei vari documenti si profila un ritorno all'indietro con una netta violazione dell'uguagliaza: infatti l'accesso ai diritti viene sottoposto alle leggi di mercato, la scuola ridiventa classista con il suggerimento di fermarsi alla preparazione al lavoro dipendente manuale attraverso l'apprendistato, la salute sottostà ai tickets e alla medicina privata a pagamento, i servizi sociali sono a pagamento. Per chi è in difficoltà economiche viene rilanciato lo stato assistenziale, affidato alla "supplenza permanente " della Chiesa.
Tutto ciò colpisce il diritto di cittadinanza in modo molto forte, ma in particolare colpisce le donne che debbono accollarsi il doppio lavoro (domestico e sul mercato) e vedono anche ridursi la possibiiità di lavoro, dato che la domanda delle donne ha sempre privilegiato i lavori della riproduzione, insegnanti professioni mediche o paramediche, pubblico impiego.
Il rischio è che il Governo, il nuovo centro moderato e le tradizioni rilancino la famiglia e in essa il servizio sociale onnicomprensivo non pagato, cioè il casalingato. Le donne vengono tendenzialmente rinviate a casa ,il che renderà anche meno frequente la scolarizzazione femminile; inoltre il rilancio della famiglia tenderà a ripristinare il ruolo domestico delle donne, che ridiventeranno quelle che tengono mariti padri fratelli lontani dalle lotte e dagli scioperi,se il maschio resta l'unico percettore di reddito.
Per questo l'elettorato femminile può tornare ad essere un'area della popolazione che la Chiesa manovra mandandola o non a votare: si è già visto nel referendum sulla riproduzione assistita. L'emancipazione femminile e il femminismo sono fenomeni ancora troppo recenti e troppo poco assunti nell'agenda politica laica, per resistere alla crisi, al patriarcato, alla Chiesa cattolica. E ancora una volta può capitare che il patriarcato anche inconsapevole della sinistra dia una mano al capitalismo: immettendo nella sinistra un tasso di conservazione straordinario, ad esempio mantenendo la doppia morale e non dividendo quasi per nulla il potere. E' capitato persino che ciò abbia prodotto equilibri più avanzati. Ma oggi può solo accrescere la barbarie come si vede dall' intollerabile livello della violenza contro le donne.
Lidia Menapace