di Mario Tronti
Caro direttore, vorrei tornare sull’iniziativa che ha visto, sabato scorso, un appassionato confronto tra la Fiom e i rappresentanti della sinistra politica. È stato un evento importante.
si è parlato di contenuti di un possibile programma di governo, che è il vero punto da mettere all'ordine del giorno, senza inseguire il vizietto mediatico di raccontare l’ultima uscita polemica di questo o quel leader.
Il sindacato dei metalmeccanici ha avuto la sensibilità di cogliere l’urgenza di questo problema, chiamando a raccolta politici, intellettuali, esperienze associative, il miglior impegno civico che c’è in giro: e tutto questo, devo dire, nelle migliori tradizioni della sinistra italiana. Il dialogo, il confronto, se è necessario, lo scontro tra forze sociali e forze politiche, sui problemi veri delle persone che lavorano, è il terreno da cui ripartire, in questa confusa fase della vicenda nazionale. Il segretario Landini ha messo con forza sul tappeto l’agenda delle decisioni da prendere sui seguenti temi: la necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale, le iniziative da prendere per la cancellazione dell’articolo 8, i nuovi livelli di conflitto che apre questa riforma del mercato del lavoro, il destino degli ammortizzatori sociali, il discorso sul reddito di cittadinanza, la revisione dell’ultima riforma delle pensioni, il riequilibrio fiscale, il dramma dell’occupazione, giovanile e adulta, lo squilibrio sempre più accentuato dei salari operai, come le statistiche del giorno dopo hanno ancora evidenziato, e poi nuovo modello di sviluppo, politica industriale, vedi Fiat, vedi Finmeccanica, e ancora, riforma della scuola, e ancora, e non certo da ultimo, Europa. Sono temi, nazionale e sovranazionali, intrecciati al decorso di una crisi, che non si risolve, che si aggrava. Bersani, Vendola, Ferrero, Diliberto, lo stesso Di Pietro, a modo suo, si sono misurati, non si sono sottratti, hanno discusso, alcuni assumendo in toto il pacchetto Fiom, altri distinguendo, dicendo dei si, dei no, dei forse. Ma meno male! Non c’era sul tavolo il giochetto delle primarie: chi scende in campo, con chi, contro chi. E cioè, come si dice, non si guardava il dito, invece che la luna. Con la Fiom si può essere d’accordo, o no, sulle singole proposte. Ma quando si definisce, come ha fatto Airaudo subito all’inizio, un sindacato autonomo dai partiti, non indifferente alla politica, non si può che ammirare. Un sindacato non ha bisogno di farsi partito per fare politica, come qualcuno ingenuamente gli propone, fa politica, la migliore che si possa fare, facendo bene il sindacato, cioè difendendo gli interessi dei lavoratori. Lo slogan dell’incontro era molto bello: «Il lavoro prende la parola: è ora di scegliere». Sono convinto di una cosa: che rimettere il lavoro al centro è oggi il modo più efficace per rimettere al centro la politica. Sono le due dimensioni altamente umane che hanno perso di dignità. Riconsegnargliela, questa dignità: ecco la base di un programma di governo.
l'unità 12 giugno 2012