Bruno Steri


Il problema è l’affidabilità dei greci; o, più esattamente, quanto (quanti rospi) il popolo greco è disposto a ingoiare, fino al limite dello stremo.
Di questo e non di altro stanno discutendo oggi i ministri delle Finanze dell’Eurozona riuniti a Bruxelles.

Si tentenna ancora nel dare il via libera alla seconda tranche dei 130 miliardi del cosiddetto Fondo di salvataggio: con i quali si intenderebbe evitare (o posticipare) il default di Atene e scongiurare con ciò il temuto “effetto domino”, ma che certo non metterebbero fine ed anzi continuerebbero ad approfondire il disastro sociale in cui è precipitato quel Paese.

In primo luogo, si vorrebbe che queste risorse finanziarie, assieme a tutte le entrate dello Stato greco, fossero versate in un “fondo speciale”, sotto il diretto controllo Ue, onde assicurarsi che tutte le risorse siano destinate al taglio del debito pubblico. In secondo luogo, si vorrebbe far slittare a data da destinarsi le elezioni previste per aprile: soluzione vista con sollievo dai socialisti del Pasok, dati dai sondaggi in caduta libera ormai sotto il 10%. In definitiva, si tratterebbe di commissariare un intero Paese, azzerare la sovranità e sospendere la democrazia nella terra che ha visto nascere la democrazia medesima.
Intanto, la speculazione sta rialzando la testa e il destino della Grecia allude pericolosamente al destino dell’Europa. Domani ne sapremo di più.

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