di Antonio Mazzeo

Per chi ha più di cinquant'anni è stato come fare un tuffo nel passato. I lunghi cortei tra le antiche trazzere, gli alberi di ulivo e i carrubi, dal centro della città di Comiso all'ex aeroporto Magliocco destinato ad ospitare i missili nucleari Cruise della Nato. Trent'anni dopo ancora tanti striscioni colorati e le bandiere delle pace, i tamburi, le pentole e le casseruole, i fischietti e 5.000 donne, uomini, studenti medi e universitari, bambine e bambini giunti con i pullman e le auto da ogni angolo della Sicilia. Proprio come allora per lottare contro la militarizzazione, il delirio della guerra globale e permanente e invocare un Mediterraneo mare di pace. Solo che qui nelle campagne di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, il paesaggio è assai diverso. Lasciate alle spalle le querce ultracentenarie e le ultime sugherete dell'Isola, tutto è arido, lunare.

Chilometri di reti e filo spinato e una selva di antenne e ancora antenne. Quarantuno in tutto a sparare onde elettromagnetiche, l'installazione di telecomunicazione della Marina militare Usa più grande d'Europa, per il collegamento con le unità navali e i sottomarini a propulsione e a capacità nucleare.
Il 6 ottobre, decine di comitati popolari, le associazioni e i militanti delle organizzazioni politiche e sindacali no war si sono dati appuntamento per manifestare contro il dissennato progetto di costruzione, all'interno della riserva naturale di Niscemi, di uno dei quattro terminali terrestri del Muos, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa. «Il Muos sarà lo strumento con cui si condurranno le future operazioni di guerra, quelle che avranno come protagonisti gli aerei senza pilota e i missili telecomandati a distanza, che partiranno in buona parte dalla grande base aerea siciliana di Sigonella», spiega Enzo Traina dei No Muos di Niscemi. «Oggi, l'altra Sicilia, quella che si batte contro il controllo mafioso e militare dei territori, è tornata ad incontrarsi, a protestare, a sperare, con il sostegno dei movimenti fratelli della Val di Susa e dei No radar sardi e del Presidio No Dal Molin di Vicenza».
Un lungo corteo ha circondato la base Usa di contrada Ulmo festosamente e rumorosamente. «Noi siamo la vita, loro la morte». E la consapevolezza di avere fatto un piccolo passo avanti nella campagna contro l'EcoMUOStro delle guerre del XXI secolo. A rendere ancora più gioiosi i girotondi di fronte i celerini, la notizia battuta dalle agenzie in mattinata: la procura della repubblica di Caltagirone ha ordinato il sequestro dei cantieri dei lavori delle piattaforme del MUOS per violazione delle normative ambientali. Cinque persone sono indagate. «Alcuni mesi fa avevamo denunciato l'illegittimità degli atti della Regione Siciliana che avevano autorizzato l'avvio delle opere all'interno dell'area protetta», spiega Eduardo Parlagreco del Comitato di Niscemi. «Abbiamo documentato veri e propri crimini ambientali, la distruzione della macchia mediterranea e lo sbancamento di intere colline, richiedendo l'intervento dell'autorità giudiziaria. Finalmente è stato imposto lo stop e ci auguriamo che chi ha permesso questi scempi paghi in sede penale e civile. Adesso attendiamo anche l'intervento della Direzione investigativa antimafia perchè si è permesso che i lavori di sbancamento fossero eseguiti da un'impresa locale priva del certificato antimafia perché ritenuta contigua alla criminalità organizzata».
Come a Taranto, l'assenza della politica di governo viene colmata a Niscemi dalla magistratura.
«Monti e Di Paola sono sordi, l'esecutivo ha scelto il muro di gomma», commenta Enzo Traina. «Anche questa vicenda conferma come in Italia si siano drammaticamente interrotti gli indispensabili circuiti democratici, tra i cittadini, le istituzioni locali, il potere legislativo e il governo. Niscemi oggi lancia un appello-ultimatum. Il Muos è illegittimo, incostituzionale ed è uno strumento di guerra che avvelena l'uomo e l'ambiente. Roma deve assumersi la responsabilità e imporre il suo smantellamento. Noi siamo pronti ad assumerci le nostre, lanciando una campagna di disobbedienza civile per riaffermare il diritto nostro e dei nostri figli alla vita e a un futuro di pace».

 

da il manifesto

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