di Luca Sappino
«Nessuno si azzardi a tirare per la giacchetta la Fiom». È categorico Maurizio Landini, intervenendo sui rumors che da giorni si rincorrono sulla sua imminente candidatura e sulla costituzione di una lista Fiom per le prossime elezioni politiche, magari alleata di Di Pietro e De Magistris in un polo a sinistra della coalizione Bersani-Vendola-Nencini.
«Chi parla di una lista Fiom – dice il segretario dei metalmeccanici –dice sciocchezze», e si riferisce ai giornali, ma anche ad AntonioDi Pietro, che proprio su Pubblico giornale, aveva auspicato l’impegno diretto del sindacato nella contesa elettorale.
«La Fiom è un sindacato – continua Landini – e continuerà ad essere solo un sindacato». I suoi iscritti però «sono ovviamente liberi cittadini » .
Landini sono dunque solo voci quelle di un impegno diretto in politica suo e della Fiom? La Fiom è da sempre impegnata in politica, non è mica una novità. Voglio ricordare a tutti che noi, e non altri, il 9 giugno scorso abbiamo convocato tutti i partiti politici del centrosinistra per porre un tema preciso: l’isolamento dei lavoratori e l’agenda del cambiamento. Dice che il centrosinistra non parla più di lavoro? In parte sì. E in parte no, è il contrario: tutti parlano dei lavoratori, ma è come se i lavoratori non potessero più parlare. Prenda ad esempio le primarie.
Cosa c’è che non va nelle primarie? A me sembra un controsenso che, proprio chi fa della partecipazione dei cittadini ai processi politici una battaglia così centrale, non senta il bisogno di fare propria, con altrettante forza, la battaglia per la partecipazione dei lavoratori e per la rappresentanza sindacale. Per una legge della rappresentanza sindacale. Il Pd?
Diciamo la Fiat, che è meglio. Mi sembra assurdo che, per alcuni, la democrazia sia una priorità ma solo fino ai cancelli della fabbrica. Anche per questo si farebbe prima affidandosi alla Fiom.
Io non so perché si faccia tutto questo parlare della lista Fiom. È una sciocchezza, e chi va in giro a ripeterlo dice, appunto, sciocchezze. Le parole di Giorgio Airaudo (il responsabile del settore “auto ” della Fiom, ndr) però raccontano di un impegno molto forte, con candidature. Che la Fiom segua la politica non è una novità. Semmai, anzi, è una novità che la politica, e in particolare il centrosinistra, non seguano il sindacato. Per le candidature poi, anche gli iscritti Fiom sono liberi cittadini. Il Pd e non solo il Pd?
È un problema generale. Noi ci stiamo ponendo il tema della rappresentazione politica dei lavoratori. Così come la Fiom ha sempre fatto nella sua storia, lavorando per contrattare migliori condizioni di lavoro nelle fabbriche, e pensando a come cambiare la società. Venerdì, ad esempio, a Modena faremo questo. Cioè?
Abbiamo convocato in assemblea tutti i direttivi territoriali e i delegati. Saremo 5000 e decideremo la prossima mobilitazione, fino ad arrivare allo sciopero generale, da convocare entro novembre, per il nostro contratto, ma anche per difendere l’occupazione e per cominciare la raccolta firme sui referendum abrogativi per ripristinare l’art. 18 e per cancellare l’art. 8 di Sacconi e Tremonti. Sindacato e politica, appunto. Noi continueremo a lavorare affinché la discussione politica costruisca un’alternativa al governo Monti. Perché siamo davanti ad un’emergenza democratica: il lavoro sta sparendo insieme alle industrie. E la gente, se la politica non dovesse parlare di questo, finirà per sentirsi sempre più sola.
Perché, badate, non è solo una questione di rinnovamento, che pure esiste. Parla di Renzi?
Mi scoccia dare ragione a Tremonti, che con una battuta ha detto: «Anche Hitler e Mussolini erano giovani». Io voglio capire cosa vuol dire essere “nuovo ”, perché se per essere “nuovo ”bisogna dire di voler cambiare la Costituzione e bisogna stare con Marchionne «senza se e senza ma», come dice Renzi anche dopo che la truffa di Marchionne ai danni dei lavoratori ha preso corpo, io preferisco essere vecchio.
Lei dice che si deve costruire «un’alternativa al governo Monti», che però è anche il governo del Pd.
Quando parlo di alternativa è ovvio che mi riferisco alle riforme di questo governo, che vanno cambiate, a cominciare da quella delle pensioni, perché siamo il paese con l’età pensionabile più alta, perché il sistema contributivo è contro i giovani e perché i lavori non sono tutti uguali: fare il professore non è come stare in fabbrica o fare i turni di notte in ospedale. Appunto. Il Pd quella riforma l'ha votata. Andare al governo per cambiare, vuol dire stabilire che anche ciò che ha fatto questo Parlamento si può cambiare. È ovvio che per il Pd qui c’è il rischio di una contraddizione enorme.
Pubblico giornale - 09.10.12