121010rottamazionedi Franco Frediani
Alla fine i nodi e le contraddizioni vengono sempre al pettine. Placate per un attimo le polemiche con Renzi, nel PD si aprono altri "scenari" non meno importanti.
Questa volta non si tratta di polemizzare con o contro qualcuno, ma di affermare una posizione che difficilmente potrà essere condivisa tra le varie anime che aleggiano nel partito di Bersani.    Protagonista del giorno, Stefano Fassina, responsabile economico del PD, delfino di Bersani (ricordiamo il suo ruolo di Direttore scientifico di NENS, Associazione fondata da Bersani & Visco) e rappresentante della corrente di sinistra dello stesso PD, chiamata Giovani Turchi.
Con una lunga argomentazione ripresa attraverso un articolo sul Foglio, Stefano Fassina esplicita la sua presa di distanza dall'agenda Monti, della quale chiede addirittura la "rottamazione".

Le parole del Responsabile economico del PD non tardano a creare una vistosa turbolenza nello stesso partito, dove soprattutto l'anima liberista insorge agguerrita.    Il primo a mostrare sconcerto è lo stesso vice segretario Enrico Letta, che tuttavia mantiene il discorso sui binari della discussione politica.
Più drastico (la qual cosa non ci sorprende..) è il parlamentare, blogger e giornalista, Mario Adinolfi, che arriva in un certo senso a chiedere misure estreme: "In Parlamento come deputato del Partito democratico sono quotidianamente impegnato nel sostegno del governo Monti e della sua agenda. Evidentemente chi ne propone la rottamazione è incompatibile con il PD".   Tocca quindi allo stesso Bersani scendere in campo, ricordando di aver "detto mille volte che Monti ha dato un’idea di rigore e di credibilità al Paese che è un punto di non ritorno.   Dovremo cercare di metterci più lavoro e più equità”.   Il Segretario cerca di smussare gli angoli di una diatriba che difficilmente potrà essere taciuta, affermando che "bisogna assolutamente cambiare l’agenda europea. C’è un avvitamento tra austerità e recessione, e un distacco tra politica e cittadini che è un germe che sta girando in tutta Europa".   L'ex ministro allo sviluppo economico, offre l'occasione per una più ampia comprensione di ciò che molto più particolareggiatamente aveva esplicitato Fassina, puntualizzando che "serve anche una nuova agenda italiana perché da solo non si salva nessuno".
La realtà però, si mostra impietosa. Come si può non dare ragione a Fassina, quando scrive che "le speranze di ripresa collocate dal Presidente del Consiglio nel primo trimestre del 2013 sono, purtroppo, infondate. I consumi delle famiglie subiranno un’ulteriore flessione a causa della maggiore disoccupazione e dell’esaurimento di parte delle indennità di disoccupazione, dei tagli al welfare nazionale e locale, dell’aumento regressivo di prezzi, tasse e tariffe, delle minori disponibilità di risparmio".   Le problematiche sollevate dal Responsabile economico del PD, sia pur affrontate con un ritardo preoccupante, ci sembrano andare oltre una sterile battaglia in vista delle primarie.   Non sono solo le polemiche con Renzi a far saltare il coperchio di una pentola dove in teoria ci dovrebbe stare tutto ed il contrario di tutto!   La riprova viene dalle parole di Stefano Ceccanti, che arriva persino  ad invocare un nuovo congresso: "Se il responsabile Economia e il vicesegretario dicono cose opposte appoggiando il medesimo candidato forse ci vuole un congresso non primarie di coalizione".
Il punto politico fondamentale, soprattutto per la sinistra, interna ed esterna al PD, è costituito proprio dal prendere o meno atto che l'agenda Monti non ha più la benché minima  ragione di essere portata avanti (qualora ne avesse mai avuta una..!).

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