110708notavMaurizio Pagliassotti

Il Tav perde i pezzi nel silenzio imbarazzato di coloro che in questi giorni hanno rassicurato la pubblica opinione con melliflue parole di conforto: il cantiere è partito, l'accordo con la Francia c'è. La guerra di domenica e il fallimento del vertice italo francese di ieri, non si può definire diversamente l'ennesimo rinvio a settembre sulla ripartizione dei costi, hanno portato il commissario europeo Kallas ad annunciare un taglio del finanziamento pubblico che dovrebbe coprire i costi per la costruzione del tunnel geo gnostico a Chiomonte. La bubbola linguistica che ultimamente va di moda nei media amici, il Tav sarebbe ora versione "low cost", non convince quindi Kallas. Una mazzata a cui nessuno, almeno fino alle sette di ieri sera, riesce a rispondere. Né Virano, né Matteoli, Fassino e gli altri ultras. Ci prova il governatore Cota che si dice contento.


E' la prova che il Tav oltre a non avere una base sociale è privo anche di un'impalcatura politico economica degna di un progetto da venti miliardi euro.
Il movimento No-tav ha appreso la notizia con soddisfazione, anche se era ampiamente attesa fin dalla sera precedente, quando oltre mille persone si erano incontrate presso il salone polivalente di Bussoleno per un'assemblea popolare. Una serata intensa che ha sancito la compattezza del movimento. Erano presenti le istituzioni, i giovani anarchici, i cattolici, le nonne, le famiglie con bambini: tutte le anime del movimento che non sono cadute nella trappola della divisione tra i buoni e i cattivi. E' stata così proposta ed approvata una fiaccolata a Torino per questa sera. Promotori un gruppo di personalità di primo piano: Giorgio Airaudo e Federico Bellono della Fiom, Marco Revelli, Luca Mercalli (presidente della Società metereologica italiana), docenti universitari, economisti e giuristi. Un rilancio in casa del Pd torinese, stranamente silenzioso e sottotraccia in questi giorni, forse a causa di un sondaggio pubblicato da La Stampa che racconta il popolo di Bersani spaccato a metà sulla questione Alta Velocità. Sono attese nelle vie di Torino non meno di cinquantamila persone e nel caso sarebbe la fiaccolata più massiccia della recente storia torinese. Ma la resistenza continua anche in val Susa. Due nuovi presidi permanenti verranno approntati nei prossimi giorni a pochi metri dai vigorosi sbarramenti delle forze di polizia. Proteste potrebbero esserci anche per il prossimo raduno della Juventus a Bardonecchia e quando passerà la carovana del Tour de France. Alberto Perino nel proporre le due idee non ha parlato di "blocco". Ma al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, assente, è stato riferito qualcos'altro, oppure non ha capito, ed ha commentato: «Mi aspetto dai sindaci no Tav una chiara e forte condanna alla minaccia del movimento di bloccare la tappa pinerolese del Tour de France per contestare il treno ad alta velocità. E' indispensabile, per recuperare il loro ruolo, che i sindaci No-tav dimostrino di avere la capacità quotidiana di ribattere a queste manifestazioni. Prendano le distanze chiaramente da chi pone sullo stesso piano i contestatori violenti e le forze dell'ordine, perchè se non mettono fine all'equivoco della loro posizione non troveranno istituzioni disposte a riprendere il dialogo». Senza parole.

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